Uno studio scientifico realizzato in California è finalizzato alla possibilità della rimozione di ricordi negativi. Forse abbiamo dimenticato che anche le tristezze e le avversità sono parte fondamentale dell’esperienza di ogni mammifero? Intanto il ruolo di cavie lo giocano sempre animali indifesi. Tanto per cambiare.
I ricordi? Dipendono dalla biochimica! Ci giungono notizie secondo le quali ogni nostro sentimento, pare essere determinato dalla biochimica e non dalle caratteristiche caratteriali di ogni individuo umano e dalle sue interazioni con l’ambiente circostante. Quindi, tra tecnologia galoppante e biochimica emergente, al diavolo fantasia, immaginazione e creatività. Bella prospettiva! Su una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti, forse in assoluto quella di maggior prestigio (insieme a Science), la britannica Nature è apparso uno studio scientifico che ha posto le basi per la comprensione dell’origine delle emozioni. Argomento, quest’ultimo, su cui si addensano ancora oscure nubi.
La ricerca ha cercato di dare una risposta al quesito: “Quale sostanza recita il ruolo decisivo per definire i ricordi come positivi o negativi?” Il progetto a cura di Hao-Li, ricercatore del Salk Institute, in California, da dato risultati sensazionali. L’equipe dello scienziato ha individuato, infatti, uno dei substrati neurofisiologici che è alla base delle emozioni. Quest’ultime devono cosiderarsi sia nella loro accezione positiva che negativa. Come succede spesso negli esperimenti scientifici, le cavie che si sono “offerte” alla Scienza, sono state dei topi da laboratorio.
Si tratta di piccoli mammiferi, allevati e utilizzati nella ricerca scientifica. Per questo vengono sottoposti ad ogni sorta di manipolazione, immolandoli sull’altare della Conoscenza (sic!…) Per compiere questa “sensazionale” scoperta i tecnici hanno utilizzato una tecnica all’avanguardia di ingegneria genetica, denominata Crispr. L’Amigdala ricopre un ruolo fondamentale e si trova nel lobo temporale del cervello. E’ importante per la formazione e la memorizzazione dei ricordi associati a eventi emotivi. Inoltre, è responsabile del cosiddetto condizionamento di stati emozionali come la paura, la rabbia, la felicità.
Nello studio scientifico in questione è stato eliminato in maniera selettiva il gene per la Neurotensina, un particolare neurotrasmettitore che occupa una posizione importante per veicolare il dolore cronico. I risultati, nell’immediatezza, si sono mostrati scevri da qualsiasi dubbio. I piccoli roditori, privi di questo gene, non sono stati in grado di collocare delle accezioni positive ai ricordi. Si sono, invece, mostrati maggiormente predisposti nel provare delle sensazioni negative. Ormai è dimostrato che il cervello animale ha una propensione naturale, atavica verso la paura.
Quest’aspetto ha una sua importanza e non è da considerare forzatamente negativo, anzi. La paura è il primo campanello d’allarme per evitare criticità e rischi sia per la salute che per la propria incolumità. Cosa potrà succedere, ora, alla fine della giostra? Sembra che siano possibili nuovi percorsi terapeutici per vari disturbi quali ansia, depressione e il disturbo post-traumatico da stress (Ptsd). Uno dei componenti dell’equipe scientifica ha dichiarato alla stampa: “Sostanzialmente abbiamo ottenuto un controllo sul processo biologico che permette di ricordare se qualcosa è buona o cattiva.”.
Qualunque studio scientifico che si pone l’obiettivo di migliorare la salute delle persone va incoraggiata e i risultati positivi giustamente lodati. Però c’è qualcosa che stride o, quanto meno poco chiaro. Possibile che la Scienza debba utilizzare sempre animali, soggetti a qualunque tortura per riuscire a soddisfare la propria sete di sapere?
Davvero non ci sono procedimenti alternativi a questi obbrobri? Ed, infine, avere il controllo sul processo biologico non può coincidere con quello fisico, psicologico e sociale? Adesso ci si accontenta di avere ricordi buoni o cattivi, domani giusti o non, leciti o non e così via. C’è da rabbrividire al solo pensiero: come nelle peggiori distopie!