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Barbera: “Il premierato è necessario”. “Bomba” del presidente della Consulta

“Nessuno esclusivo erede della Carta”, fa notare. M5S “Parole irrituali”. La replica di Casellati “Autorevolezza indiscutibile”.

Roma – Augusto Barbera, presidente della Corte costituzionale, apre al premierato: “Rivedere la forma di governo non è solo legittimo ma è addirittura necessario. Non solo – ha detto Barbera – può essere messa in discussione, anzi mi sento di dire che deve essere messa in discussione, visto che dalla Costituente uscì un sistema fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare. Questo va detto in maniera chiara. Non mi convince questo rifiuto da parte di vari settori dello schieramento politico del tema delle riforme istituzionali, che è aperto dal 1983. Prima con la Commissione Bozzi, poi con la Commissione De Mita-Iotti, poi con la Commissione D’Alema, poi con i “Saggi” di Letta e Napolitano, poi con le stesse riforme Berlusconi-Bossi e Renzi-Boschi, bocciate ai referendum confermativi del 2006 e del 2016”. 

L’endorsement alla riforma del premierato da parte del presidente della Consulta non è un fatto banale se si pensa al ruolo super partes di chi presiede la Corte, organo di rilievo costituzionale chiamato a pronunciarsi sulla legittimità delle leggi. Si tratta, quindi, di una dichiarazione clamorosa. Nel mirino dei critici del premierato messo a punto dal governo Meloni c’è soprattutto il potere di scioglimento delle Camere in capo al premier, che svuoterebbe il ruolo del Capo dello Stato e renderebbe ‘schiavo’ il Parlamento. “Posso limitarmi a ricordare che, a certe condizioni, il potere del Primo Ministro di provocare il ricorso anticipato alle urne è presente in tutte le forme di governo parlamentari”.

Il ministro Casellati e il presidente Barbera

Quanto al problema dell’eccesso di decretazione d’urgenza e del troppo frequente ricorso alla fiducia, “si dice spesso che, tutto sommato, non c’è bisogno di cambiare la forma di governo perché il presidente del Consiglio può adottare i decreti leggi, mettere la fiducia, lavorare sui maxiemendamenti. Ebbene – rimarca Barbera -, tutto questo in realtà è espressione di debolezza, non di forza del capo del governo. Le altre democrazie europee non conoscono né decreti legge, né questioni di fiducia, né maxiemendamenti. Sulle dichiarazioni di Barbera interviene Deborah Bergamini, vicesegretario di Forza Italia. 

“Le parole del presidente della Corte costituzionale, “sulla necessità di superare ‘un sistema ereditato dalla Guerra fredda, fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare’, dovrebbero indurre le forze di maggioranza e di opposizione ad avviare un confronto serio e non ideologico. Come ricordato da Barbera, ‘una Costituzione è salda se vi è legittimazione reciproca’. E sarebbe nell’interesse di tutti, – conclude Bergamini – in un regime bipolare destinato all’alternanza di governo, ‘abbassare la temperatura del conflitto politico su questi temi'”.

La premier Meloni

I componenti del Movimento Cinque Stelle nelle commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza invece trovano “irrituale e inopportuna l’intervista di Barbera, nella quale, pur partendo da prudenti premesse, entra nel merito di alcuni punti cardine della riforma del premierato. Peraltro, visto che ha scelto di esprimersi sul contenuto del testo, rileviamo come molte delle sue affermazioni siano in contrasto con quanto osservato da decine di altri autorevoli costituzionalisti che abbiamo ascoltato nelle audizioni”.

A loro replica il ministro per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati: “Stupiscono le reazioni dei parlamentari del Movimento 5 stelle in ordine all’intervista del professor Barbera, la cui autorevolezza è indiscutibile. Il professore fa riferimento a concetti espressi più volte sia in plurimi scritti che in interventi pubblici, fra gli altri in audizione nella Bicamerale D’Alema. Sarebbe bastato semplicemente un approfondimento, facendo parte i parlamentari per di più della commissione Affari Costituzionali”.

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