Balneari senza pace, l’Antitrust richiama di nuovo i Comuni: “Basta proroghe”

Dopo lo sciopero degli ombrelloni della categoria il 9 agosto arriva la segnalazione inviata a Anci e Conferenza Stato-Regioni.

Roma – Per i balneari è stata un’estate bollente non solo dal punto di vista del caldo estremo, ma anche e soprattutto per la tensione che accompagna la loro sorte futura e che li ha spinti lo scorso 9 agosto a protestare. Una “rivolta” pacifica sotto l’ombrellone, con la categoria spaccata e con tanti interrogativi che il governo dovrà chiarire tra l’Ue che tira l’Italia per la giacchetta affinché trovi la soluzione e le pronunce del Consiglio di Stato. E ora scende ancora in campo l’Antitrust, contro le proroghe delle concessioni balneari. Lo aveva già fatto in passato, più volte, con pareri motivati ai singoli Comuni e rivolgendosi anche direttamente al Parlamento.

Ora, in pieno agosto, a tre giorni dal primo sciopero degli ombrelloni, lo fa con un richiamo più preciso e più forte: una segnalazione allargata a tutta l’Anci e alla Conferenza Stato-Regioni con l’obiettivo di mettere la parola fine alle violazioni della concorrenza e agli effetti “distorsivi” dei rinnovi automatici. Quello che gli enti concedenti devono fare, afferma il Garante, è avviare rapidamente le procedure di gara, in modo da assegnare i nuovi bandi entro la fine di quest’anno. L’Autorità parte da alcuni assunti di base mandando dei messaggi anche al governo che sul tema è alle prese ormai da tempo per cercare una soluzione di compromesso tra la normativa europea – per la quale l’Italia è già in procedura di infrazione – e le esigenze delle associazioni dei balneari.

La protesta dei balneari del 9 agosto

Innanzitutto, prima ancora dei risultati dell’attesa mappatura a cui punta l’esecutivo, l’Antitrust afferma senza particolari dubbi, grazie anche alle conclusioni del Consiglio di Stato, che la risorsa demaniale, in pratica le spiagge libere, è scarsa, in alcuni casi anzi addirittura inesistente per i nuovi potenziali entranti nel mercato. In secondo luogo, non in termini di importanza, la legge europea vince su quella nazionale, quindi la direttiva Bolkestein deve far disapplicare le norme del decreto Milleproroghe che hanno disposto la proroga delle concessioni a fine 2024 e in casi eccezionali al 2025. Terzo, anche nel caso in cui si volesse applicare la legge italiana, le motivazioni dei casi eccezionali a cui sono ricorse molte località turistiche per rinnovare i contratti esistenti non rispettano la normativa.

La segnalazione spiega cioè che in molte occasioni gli argomenti degli enti a sostegno della proroga sono apparsi “infondati”. La legge infatti “circoscrive la possibilità di differire ulteriormente la durata delle concessioni a ipotesi del tutto eccezionali connesse a specifiche circostanze che impediscono la conclusione della procedura selettiva. Affinché la norma possa trovare applicazione, dunque, – sottolinea l’Antitrust – è necessario che la procedura selettiva sia stata avviata e che sussistano ragioni oggettive che ne impediscono la conclusione”. Ma “in nessuno” dei casi esaminati dall’Autorità le amministrazioni concedenti avevano avviato una procedura selettiva per l’assegnazione delle concessioni. Tanto basta per il richiamo agli enti locali.

Un’altra immagine di protesta dei balneari

Ma il problema, spiega Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, “è che l’Autorità fa riferimento a una proroga automatica generalizzata, che è chiaramente improponibile. Siamo sempre stati d’accordo con l’idea di una proroga differenziata – puntualizza – e dalle indiscrezioni mi sembra che il governo stia andando proprio verso questo tipo di proroghe”. Per il presidente di Federbalneari, Marco Maurelli, l’Agcm adotta invece “due pesi e due misure che non rappresentano mai una soluzione equa. Non pretendiamo che si fermino i processi, ma che si rispetti il legislatore ed il dialogo con la Commissione Ue per ottenere una riforma che manca da 15 anni”.

Negli ultimi giorni è comparsa sulla stampa l’ipotesi che nelle Regioni in cui le spiagge libere risultino inferiori al 25% le concessioni siano prorogate fino al 31 dicembre 2027, in quelle in cui la quota sia invece superiore al 25% si arrivi fino al 31 dicembre 2029. Lo scorso 9 agosto i balneari hanno messo in atto la mini-serrata, aprendo gli ombrelloni solo alle 9:30, due ore dopo l’inizio ufficiale. Le risposte del governo sulle loro istanze non ci sono state. Avevano chiesto entro la pausa estiva un intervento normativo sull’annosa – e irrisolta – questione delle concessioni. I balneari infatti hanno scelto la via dello sciopero per protestare contro il governo e la possibilità di mettere a gara le concessioni balneari, che dovrebbero scadere alla fine del 2024.

Da decenni le concessioni balneari vengono quasi sempre prorogate in modo automatico agli stessi proprietari, peraltro con canoni d’affitto molto bassi. Ma questo metodo viola la direttiva europea del 2006, nota come “direttiva Bolkestein”, che impone a tutti i paesi membri dell’Unione di fare dei bandi per mettere a gara le concessioni e aprire così il mercato alla concorrenza. Dal 2006 a oggi, però, governi italiani hanno fatto slittare la scadenza delle concessioni, temendo di inimicarsi la categoria dei balneari. L’ultima proroga era stata quella voluta dall’attuale governo Meloni, che con la legge di bilancio approvata nel dicembre del 2022 ha prorogato le concessioni fino alla fine del 2024.

E ora qual è il piano del governo? “Un quadro giuridico certo”, cioè gare subito ma con una mini-proroga per consentire le perizie asseverate e indennizzi adeguati, come ha spiegato anche la stessa Giorgia Meloni. La premier ha convocato un vertice a palazzo Chigi (a margine del Cdm, prima delle vacanze) chiarendo che un accordo con l’Unione europea non è più procrastinabile. “Ci vediamo il 27 agosto”, ha detto poi la premier chiedendo a tutti “sobrietà” durante le ferie.

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