Nel suo primo Regina Coeli in San Pietro, Leone XIV segna una discontinuità rispetto a Bergoglio utilizzando, soprattutto per l’Ucraina, un approccio più netto e deciso.
Roma – Nel suo primo Regina Coeli in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha affrontato il tema della guerra in Ucraina con un discorso che segna una discontinuità rispetto al suo predecessore, Papa Francesco, attraverso l’uso di tre aggettivi chiave: autentica, giusta e duratura. Queste parole, pronunciate nell’appello per la pace in Ucraina, riflettono un approccio più netto e deciso sul tema rispetto Bergoglio.
L’aggettivo “autentica” suggerisce una pace fondata su verità e sincerità, che non si limiti a un cessate il fuoco temporaneo o a compromessi superficiali. Diversamente dall’approccio di Papa Francesco, spesso percepito come più ambiguo per il suo invito a “negoziare” senza esplicite condanne a una delle parti, Leone XIV sembra voler sottolineare la necessità di una soluzione che affronti le radici del conflitto, riconoscendo le sofferenze del popolo ucraino in modo diretto.
L’enfasi sulla “pace giusta” implica un posizionamento più favorevole alle ragioni dell’Ucraina, letto come un segnale di discontinuità rispetto alle “bandiere bianche” evocate da Francesco. Mentre Bergoglio insisteva sul dialogo senza precondizioni, a volte suscitando critiche per una presunta equidistanza, Leone XIV richiama una pace che rispetti i diritti e la dignità del popolo aggredito, alludendo anche alla liberazione dei prigionieri e al ritorno dei bambini deportati.
Infine l’aggettivo “duratura”, a sottolineare la necessità di una pace stabile e definitiva, in contrasto con soluzioni temporanee. Francesco aveva spesso parlato di pace in termini generali, ma le sue parole potevano apparire meno specifiche sulle modalità per raggiungerla. Leone XIV, invece, con questo termine sembra indicare un impegno a sostenere negoziati che portino a risultati concreti e a lungo termine, come dimostrato anche dal suo plauso al cessate il fuoco tra India e Pakistan, con l’auspicio di un “accordo durevole”.
La discontinuità si manifesta quindi in un linguaggio più incisivo e in un’attenzione esplicita alla giustizia e alla sofferenza dell’Ucraina, pur mantenendo la condanna universale della guerra, in linea con la tradizione di Papa Giovanni Paolo II e con il richiamo alla “terza guerra mondiale a pezzi” di Francesco. Tuttavia, c’è chi legge in questa chiarezza una svolta geopolitica, che potrebbe riflettere una sensibilità più vicina alle posizioni occidentali rispetto al conflitto ucraino.