Se l’ipotesi diventerà prova più di qualche uomo delle istituzioni potrebbe finire in galera. La connivenza Stato-mafia, in questo caso giudiziario, potrebbe portare a nuove, sconvolgenti verità che andrebbero oltre i confini dell’omicidio di un chirurgo siciliano
BARCELLONA POZZO DI GOTTO – L’urologo che aveva operato Provenzano ucciso dai servizi segreti? Sulla morte di Attilio Manca, il medico siciliano specialista in urologia presso l’ospedale Belcolle di Viterbo, si sono fatte nel tempo solo un paio di ipotesi. Da escludere il suicidio che altro non sarebbe, come ho sempre sostenuto, un mero depistaggio per delegittimare non solo il professionista ma anche l’operato di coloro i quali sospettavano che dietro la morte del chirurgo, esperto in neoplasie prostatiche, potesse esserci ben altro. Il dottor Manca, 35 anni, era stato ritrovato cadavere nella sua abitazione di Viterbo il 12 febbraio del 2004.
La magistratura della Tuscia aveva chiuso il caso come suicidio. Il medico che aveva visitato od operato Bernardo Provenzano, affetto da adenocarcinoma prostatico, si sarebbe tolto la vita con due iniezioni letali a base di eroina, alcol e tranquillanti. Due punture in vena per farla finita ed entrambe sul braccio sinistro nonostante Manca fosse sinistrorso puro, per nulla dedito alla droga e niente affatto convinto di ammazzarsi. Per i legali di fiducia di Angela Gentile e Gino Manca, genitori della vittima, avvocati Fabio Repici e Antonio Ingroia, il bravo medico con esperienza di nuove tecnologie chirurgiche, avrebbe visitato e operato il capo di cosa nostra e subito sarebbe stato eliminato in quanto scomodo testimone di una presunta rete di protezione extra-mafiosa eretta intorno al più alto rappresentante della cupola.
A riprova di quanto asserito dalla famiglia Manca e dai suoi legali le testimonianze di ben cinque pentiti: Attilio Manca è stato vittima della mafia. Un paio di mesi prima della morte del medico del Belcolle, Zu’ Binnu (soprannome del capo dei capi) Bernardo Provenzano, sarebbe stato ricoverato a nome Gaspare Troja nella “Clinique de La Ciotat” dove si trovava anche Manca che lo avrebbe operato con tecnica laparoscopica. Sarebbero bastati tre giorni di degenza e il boss sarebbe stato dimesso con la possibilità di continuare in salute la sua latitanza “protetta”. Il pentito Carmelo D’Amico, già mano armata della mafia peloritana, all’epoca dei fatti, si sarebbe rivolto all’avvocato Rosario Cattafi, considerato il boss della mafia barcellonese, affinché fosse proprio Manca ad operare il boss su sollecitazione di un pezzo grosso, in uniforme, delle istituzioni.
Da alcune intercettazioni, infatti, anche il boss Francesco Pistoia, considerato il capo della logistica relativa alla latitanza del boss dei boss, avrebbe confermato il viaggio di Manca a Marsiglia e la permanenza in una nota clinica del medico e del paziente di riguardo. E che Manca si trovasse in Francia lo avrebbero provato anche alcune telefonate ai genitori poi scomparse dai tabulati. Alcuni giorni dopo le dichiarazioni per telefono di Pistoia, l’umo era stato ritrovato cadavere nella sua cella dove si sarebbe impiccato. Si era suicidato come Attilio Manca? Il collaboratore di giustizia D’Amico avrebbe parlato come un fiume in piena fornendo particolari al vaglio della magistratura.
Particolari che, se verificati, porterebbero alla sbarra un alto ufficiale dei carabinieri e un direttore dei servizi e non solo. In linea più generale c’è da pensare, allora, che una trattativa Stato-mafia c’è stata davvero e che questa sorta di accordo blasfemo, le cui finalità appaiono ancora nebulose, abbia portato alla morte decine e decine di persone. Insomma una mattanza che ha visto come ultime vittime Falcone e Borsellino, tanto per parlare dei personaggi più famosi sulla cui morte ancora non è stata fatta piena luce:
”… Speriamo che non venga insabbiato un’altra volta – dice Angelina Gentile, mamma di Attilio – stavolta, però, penso sia difficile che possano insabbiare…C’è qualcosa nella mafia che sta cambiando, è come se volesse che emerga l’omicidio di Attilio…Quando ho avuto la notizia delle dichiarazioni di D’Amico non sapevo se piangere o se essere contenta perché questo ridava dignità a mio figlio…L’omicidio di Attilio si poteva risolvere subito e invece è stato affossato dalle istituzioni. Ma ora non è più come prima, qualcosa da oggi è cambiato…”.
Vedremo a breve.