Atmosfere gotiche e donne fatali: il Medioevo e il Rinascimento che stregarono i Preraffaelliti

A Forlì 320 opere raccontano l’influenza di pittori italiani quali Beato Angelico e Filippo Lippi sul movimento che nell’Inghilterra vittoriana pose le basi per il Simbolismo.

Forlì – Tra gli anni Quaranta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, l’arte storica italiana, dal Medioevo al Rinascimento, ha un forte impatto sulla cultura visiva britannica, in particolare sui Preraffaelliti. Questo movimento artistico, nato nell’Inghilterra vittoriana di metà Ottocento a opera di alcuni artisti – William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti – aveva lo scopo di rinnovare la pittura inglese, considerata in declino a causa delle norme eccessivamente formali e severe imposte dalla Royal Academy.

Da oggi, 24 febbraio, al 30 giugno 2024 la mostra Preraffaelliti. Rinascimento moderno  ripercorre attraverso oltre 300 opere la storia delle tre generazioni di artisti associati o ispirati al movimento Preraffaellita, ricostruita attraverso un viaggio intorno al mondo nelle più prestigiose collezioni e musei, come – a mero titolo di esempio – Gallerie degli Uffizi e Casa Buonarroti di Firenze, Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, da Londra arrivano opere dal British Museum, Royal Academy of Arts, Victoria and Albert Museum, Tate, Royal Collection, dall’America ci sono prestiti dal Museo de Arte de Ponce, The Luis A. Ferré Foundation, Inc. (Portorico), dallo Yale Centre for British Art di New Haven (Stati Uniti), dai Vassar College e Dahesh Museum of Art di New York, dal Fine Art Museum of San Francisco e dalla Colección Perez Simón (Messico).

L’allestimento della mostra “Preraffaeliti. Rinascimento moderno”, Museo Civico San Domenico, 2024
(foto Emanuele Rambaldi 
)

Il Preraffaellismo – la cui data di inizio può essere fissata con certezza al 1848, ma la cui conclusione non è facile da individuare perché sfuma nei movimenti decadente e simbolista – non fu un ritorno reazionario agli stili del passato ma un progetto visionario capacedi creare opere decisamente moderne, restituendo forze e presenza alla tradizione italiana.

La scelta delle opere in mostra ricostruisce le radici ottocentesche dei Nazareni e di Ruskin, estendendosi fino all’eredità novecentesca. Colonna portante della riflessione è stata la volontà di mettere in atto il confronto diretto tra gli artisti moderni e i maestri italiani dal Trecento al Cinquecento, evidenziando come lo sguardo al Rinascimento storico sia stata la premessa per questo nuovo Rinascimento artistico. Ecco dunque affiancati per la prima volta con questa estensione i grandi maestri del passato del calibro di Beato Angelico, Giovanni Bellini, Benozzo Gozzoli, Filippo Lippi, Michelangelo, Guido Reni, Luca Signorelli, Mantegna, Veronese, Verrocchio, Cosimo Rosselli, Palma il Vecchio, Filippino Lippi e gli inglesi Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt, John Ruskin, Edward Burne-Jones, William Morris, Ford Madox Brown, Elizabeth Siddal, Evelyn De Morgan, John William Waterhouse, George Frederic Watts, Henry Holiday, William Dyce, Charles Haslewood Shannon, Frederic Leighton, Simeon Solomon, Charles Ricketts, Frederick Sandys. I Preraffaelliti attinsero infatti a un’ampia gamma di influenze ed elementi storici, in momenti diversi si ispirarono all’arte e all’architettura gotica veneziana, a Cimabue, oltre che a maestri del Rinascimento, come Botticelli e Michelangelo, rivolgendosi infine con altrettanto entusiasmo all’arte veneziana del XVI secolo di Veronese e Tiziano.

Altra peculiarità della mostra è l’attenzione per le importanti figure femminili che animarono la Confraternita. Le opere di artisti come Rossetti, Leighton e Burne-Jones presentavano figure femminili dalla sensualità enigmatica, passioni tristi e bellezza sfuggente che entrarono indelebilmente nell’immaginario collettivo collegato al movimento. Ma donne come Elizabeth Siddal, Christiana Jane Herringham, Beatrice Parsons, Marianne Stokes o Evelin de Morgan non furono solo muse, ma contribuirono attivamente a plasmare l’identità estetica dei sodali con una produzione che è qui ampiamente rappresentata nell’esposizione forlivese.

Beato Angelico, Compianto sul Cristo morto (1436 – 1441). Tempera su tavola. Firenze, Museo di San Marco

Seguendo il corso di una produzione che si è snodata per vari decenni, Preraffelliti. Rinascimento Moderno si articola in sezioni che hanno come filo conduttore il concetto di re-invenzione nelle sue varie declinazioni. Esse sono documentate da opere di artisti britannici talvolta forse poco noti al grande pubblico, ma in grado di restituire con inedita chiarezza i tratti peculiari di questo passaggio storico.

La mostra è diretta da Gianfranco Brunelli e curata da Elizabeth PrettejohnPeter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi con la consulenza di Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice. Organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, è accompagnata da un catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore, con saggi dei curatori e contributi dei co-curatori ospiti. Il percorso espositivo si articola all’interno della Chiesa di San Giacomo e delle grandi sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico. Il progetto di allestimento è curato dallo Studio Lucchi & Biserni.

Il percorso si apre con una sezione dedicata direttamente ai maestri italiani con opere di artisti come Cimabue, Beato Angelico, Filippo Lippi, Luca Signorelli e Botticelli, in modo da far immergere subito il visitatore nella cultura visiva a cui ha guardato il Preraffaellismo.

Andrea del Verrocchio e Lorenzo di Credi, Madonna di Piazza (1474 – 1483). Tempera su tavola. Pistoia, Cattedrale di San Zeno

La sezione successiva è invece dedicata al Revival Gotico, e ospita opere di John Rorgers Herbert e William Dyce, diretti precursori dei pittori preraffaelliti. Ma è presente anche una serie di disegni di architetture italiane realizzati da John Ruskin, critico d’arte, poeta e pittore, appassionato dell’architettura di Venezia, che ebbe un ruolo fondamentale per il movimento preraffaellita e di cui fu teorico di riferimento.

Seguono le prime opere della “Confraternita preraffaellita”. Questa parte, suddivisa per piccoli nuclei, inizia con Ford Madox Brown (importante trait d’union con movimenti precedenti, come i Nazareni) e prosegue con i disegni e i primi dipinti di Dante Gabriel Rossetti, uno dei protagonisti del movimento. Si tratta di opere raramente inserite in mostre dedicate ai Preraffaelliti, ma che danno modo di apprezzare la capacità artistica dell’artista. Esse vengono messe in dialogo con i disegni di Elisabeth Siddal, modella e musa ispiratrice non solo di Rossetti, che fu anche a sua volta artista e poetessa.

Dante Gabriel Rossetti, La vedova romana (1874). Olio su tela. Museo de Arte de Ponce / The Luis A. Ferré foundation, Inc.

La mostra procede con John Everett Millais, William Holman Hunt, Walter Deverell e Charles Allston Collins, mentre la sala degli affreschi è interamente dedicata a Edward Burne-Jones, di cui si può ammirare la Small Briar Rose Series e l’incompiuta Venus Discordia. Queste tele documentano la forte influenza esercitata dai capolavori di Michelangelo che l’artista ebbe modo di studiare nel 1871 quando, nel suo terzo viaggio in Italia, realizzò anche copie fedelissime degli affreschi della Cappella Sistina. Ecco perché completano la sezione disegni dello stesso Michelangelo, accanto ad opere notevoli di Bernardino Luini, Filippino Lippi e Cosimo Rosselli.

La successiva sezione dedicata alle arti applicate si propone di mostrare che cosa si intendesse già a quel tempo per “arte diffusa”. Vi si trovano i primi esempi di carta da parati disegnata da William Morris per la Morris & Co, fondata nel 1861, e altri preziosi oggetti che fanno parte del Revival Rinascimentale che caratterizzò il gusto britannico dell’epoca.
Il percorso procede con sezioni dedicate alla pittura di Dante Gabriel Rossetti, che interpreta con le sue figure femminili un tema caro ai Preraffaelliti, per i quali la donna è figura bivalente: dell’amore essa infatti incarna tanto la vita edonistica quanto la forza distruttiva, dualità che rende manifeste le fragilità umane su cui si interroga ricorsivamente il Preraffaellismo.

Ford Madox Brown, La sepoltura (1868). Olio su tela. The Faringdon Collection Trust, Buscot Park, Oxfordshire


Nelle stanze successive troviamo la sezione dedicata alle opere di George Frederic Watts e di Frederic Leighton, che fu presidente della Royal Accademy e svolse un ruolo straordinario nel diffondere la cultura italiana in Gran Bretagna, le cui opere sono messe a confronto con quelle di Paolo Veronese e Tiziano.

Ad aprire l’ultima parte dell’allestimento sono gli artisti che esposero alla Grosvenor Gallery, fondata nel 1877 come alternativa progressista alla Royal Accademy, ossia tele di Evelyn De Morgan, John Roddam, Spencer Stanope, Fred Appleyard, Phoebe Anna Traquair, opere decorative di William De Morgan e Walter Crane, sculture di Alfred Gilbert e William Reynolds-Stephens. Inoltre, sono presenti Charles Ricketts e Charles Shannon, spesso citati nei cataloghi ma raramente approfonditi.

Frederic Leighton, Ragazze greche che raccolgono ciottoli in riva al mare (1871). Olio su tela. Colección Pérez Simón, Mexico

Il percorso si conclude con una sezione dedicata agli artisti italiani, che subirono la fascinazione per le tendenze neorinascimentali attraverso i progetti architettonici come la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano (1865) e i portici di Piazza della Repubblica di Firenze (1885-95), oppure da opere d’arte decorative come i mobili presentati alle esposizioni universali. Tuttavia, all’Accademia di belle Arti di Roma il revival delle forme quattrocentesche si radicò nello sforzo ideologico di forgiare una cultura nazionale che attenuasse le marcate distinzioni tra le regioni italiane. Particolarmente rilevante fu l’esempio di Botticelli, riconoscibile soprattutto nelle opere di Giulio Aristide Sartorio, presente in questa ultima sezione con l’opera Le vergini savie e le vergini stolte dipinta tra il 1890 e il 1891. Nella sala saranno presenti anche opere di Giuseppe Cellini, Giovanni Costa, Adolfo De Carolis, Lemmo Rossi Scotti e Filadelfo Simi.

La mostra vanta più di 50 iniziative collaterali che permettono di arricchire e approfondire i temi dell’esposizione.


Scheda mostra

Preraffaelliti. Rinascimento moderno 
Forlì, Museo Civico San Domenico – Piazza Guido da Montefeltro 12
24 Febbraio – 30 Giugno 2024
Per informazioni: www.mostremuseisandomenico.it

Immagine in apertura: Edward Burne-Jones, William Morris, and John Henry Dearle (designers)
Morris & Co. (produttore, tessuto by Robert Ellis, John Keich, John Martin, and George Merritt)
Arazzi del Santo Graal. I cavalieri si armano. Progettato nel 1890, tessuto nel 1898-1899. Arazzo ad alto ordito con trama in lana e seta su ordito in cotone. Collezione privata.

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