Dopo anni di accuse, condanne e annullamenti, la vicenda giudiziaria della magistrato siciliana Maria Fascetto Sivillo giunge al termine con un’assoluzione dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. Ma i guai non sono ancora finiti.
Enna – Dopo 10 anni l’ingarbugliata vicenda giudiziaria di un magistrato siciliano, fra accuse infamanti, condanne e annullamenti, è giunta al termine con un’assoluzione. L’1 marzo scorso, infatti, la Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta dalla dottoressa Andreina Occhipinti, rigettando l’appello del pubblico ministero, ha confermato la sentenza con la quale lo scorso 30 giugno il tribunale di Enna assolveva con formula piena Maria Fascetto Sivillo, 65 anni, originaria di Capizzi in provincia di Messina, già giudice presso la sezione civile del tribunale di Catania, difesa dall’avvocato Giuseppe Lipera, dall’accusa di aver usato minaccia a due pubblici ufficiali affinché non avvenisse la notifica di cartelle esattoriali relative ad una multa non pagata. Ma non solo.
La vicenda, dopo anni di indagini e di lungaggini processuali, giungeva davanti alla Corte di Appello di Messina il 21 maggio del 2021. In questa sede i magistrati giudicanti avevano annullato una precedente sentenza con cui la prima sezione penale del tribunale, presidente Letteria Silipigni e pubblico ministero Francesco Massara, in data 25 luglio 2020 aveva condannato Maria Fascetto Sivillo, allora difesa dall’avvocato Carlo Taormina, alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione, con le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la risoluzione del contratto con il ministero della Giustizia a seguito del pesante intervento disciplinare del Csm.
Secondo l’accusa la Fascetto Sivillo avrebbe “obbligato” due funzionari di Riscossione Sicilia Spa di Enna a cancellare cartelle esattoriali a suo carico. Il procedimento però andava avanti e alla giudice giungeva un atto di pignoramento che la donna avrebbe chiesto di annullare al responsabile dell’ente di riscossione. Da qui il capo d’accusa del Gup di Messina secondo il quale l’imputata avrebbe “abusato della sua qualità e dei suoi poteri, compiendo più atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere funzionari di Riscossione Sicilia Spa alla cancellazione di procedure esecutive contro di lei intentate”.
La condanna prevedeva anche una provvisionale immediata di ventimila euro per Riscossione Sicilia, parte civile nel procedimento con l’avvocato Giovanni Mannuccia, e un futuro risarcimento in sede civile. In Appello, invece, la pubblica accusa aveva proposto la riqualificazione del reato, che avrebbe integrato anche gli estremi dell’abuso d’ufficio, con pena ridotta a un anno e mezzo. Dunque saltava la tentata concussione continuata. Nel maggio del 2021, di contro, i giudici annullavano il verdetto disponendo la trasmissione degli atti al medesimo tribunale di Messina per un nuovo processo:
”È un primo passo per la verità – aveva dichiarato Maria Fascetto Sivillo – aspetto adesso con fiducia che trionfi la giustizia nella sua complessità, riconoscendo la mia totale innocenza“.
La giudice siciliana ha sempre sostenuto di essere l’obiettivo di una vera e propria macchinazione in suo danno tanto da essere ascoltata anche dalla Procura di Perugia sul caso Csm-Palamara. Ma per la giudice i guai non erano finiti. Giungeva infatti un altro rinvio a giudizio per diffamazione, calunnia e abuso d’ufficio a seguito di una denuncia sporta da Alessio Ossino, cantante neomelodico catanese, e dalla sua famiglia, difesi dagli avvocati Alessandro Scuderi, Chiara Domenica Matraxia e Salvatore Silvestro, per la vendita all’asta di un loro immobile a seguito di un debito di 30mila euro lievitato ad oltre 800mila.
In questo frangente Maria Fascetto Sivillo avrebbe proceduto lo stesso all’incanto nonostante un presunto stop alla vendita dell’immobile emesso dal tribunale etneo. L’udienza istruttoria si è tenuta lo scorso 22 febbraio mentre le prossime adunanze prevedono l’ascolto delle parti offese e degli altri testi ai fini probatori:
“Si pone, dunque, una pietra tombale su un travagliato e complesso procedimento giudiziario – ha commentato l’avvocato Giuseppe Lipera – protrattosi per quasi 10 anni, e conclusosi con la più ampia formula liberatoria per la dottoressa Maria Fascetto Sivillo, già magistrato presso il tribunale di Catania, essendo emerso nei due gradi di giudizio la sua totale innocenza rispetto alla fantasiosa accusa formulata a suo carico. Il tempo è galantuomo e la verità è figlia del tempo. Sono felice per la dottoressa Fascetto. Giustizia è stata fatta”.