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Arsenico e vecchi risotti: siamo vittime di un’alimentazione del…cadmio!

Il consumatore nel mirino: riscontrati livelli del metallo pesante al limite del consentito nella maggior parte dei campioni esaminati.

Roma – Vittime di una alimentazione del… cadmio! Ci si sente accerchiati da tutte le parti, l’allerta deve essere sempre vigile, bisogna stare con gli occhi aperti h24, i nemici si nascondano dappertutto. E’ peggio di una guerra, perché gli agguati arrivano da dove meno te lo aspetti! Non sono rari, purtroppo, i casi di adulterazioni di alimenti che ritroviamo poi nei supermercati e sulle nostre tavole. L’ultimo fatto di cronaca rivelato da Altroconsumo, una storica associazione a difesa e tutela del consumatore, riguarda 20 marche di riso carnaroli, una varietà a chicco lungo. Ebbene, la gran parte dei campioni analizzati contengono un livello di cadmio al limite delle disposizioni legislative.

Il cadmio è un metallo pesante che può essere presente nel cibo e in piccola parte viene assorbito dall’organismo, dove è trattenuto a livello dei reni e del fegato dove può rimanere per decine di anni. Una sua elevata quantità può provocare diarrea, mal di stomaco e vomito, una demineralizzazione delle ossa, da cui possono sorgere fratture, problemi di fertilità, danni al sistema nervoso e a quello immunitario e disturbi psicologici. Su tre note marche (Conad, Pam e Mondella-MD) è stato riscontrato un limite in eccesso rispetto a quello precauzionale per la sicurezza alimentare, con segnalazione al Ministero della Salute. Inoltre, poiché le cause per intossicare l’organismo umano sono tante, sono state evidenziate anche presenza di arsenico e di altri inquinanti come le micotossine e avanzi di pesticidi. Una discreta varietà di possibilità per avvelenarsi! Il riso ha una sua particolarità, ovvero è più esposto di altri alimenti all’assorbimento di metalli pesanti, soprattutto cadmio e arsenico.

I nutrizionisti consigliano una dieta molto varia con una vasta varietà di alimenti per beneficiare delle sue proprietà organolettiche salutari e per diminuire al minimo sostanze dannose alla salute umana. Al di là dei giusti consigli dietetici, l’aspetto fondamentale è che nessun alimento prodotto per la commercializzazione deve essere immesso sul mercato se confezionato e preparato non rispettando i parametri che salvaguardano la salute umana. Certamente è una questione di controlli, sia alla fonte che alla fine del processo produttivo. Gli accertamenti sono carenti, sicuramente per mancanza di personale a soddisfare i potenziali accadimenti.

Ma, anche perché vige l’abitudine –ahimé- di “chiudere un occhio” e volgere il capo da un’altra parte, magari dopo… qualche bustarella che si è infilata, a sua insaputa, in tasca. Non è la prima volta che la cronaca italiana pone alla ribalta situazioni di questo tipo. All’inizio dell’anno scorso furono ritirati dal mercato vari lotti di riso di Esselunga, per l’elevata presenza di cadmio. Ma andando indietro nella storia, è da ricordare lo “scandalo dell’atrazina” negli anni ’80 del secolo scorso, un erbicida, che soggiorna nelle acque di falda, a causa della sua elevata mobilità attraverso gli strati di terreno. Una sostanza che, come hanno dimostrato vari studi, aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress.

Inoltre, inibisce enzimi fondamentali per la produzione di ormoni, aumentandone quella di altri. Allora il legislatore, con una machiavellica creatività legislativa, aumentò la soglia dell’atrazina! Offrendoci la grande possibilità di… poterci avvelenare legalmente, vuoi mettere? Un altro scandalo che fece molto scalpore fu quello del vino al metanolo, noto anche come alcol metilico. Si trattò di un’autentica truffa accaduta in Italia nel 1986, che causò 19 morti e 153 intossicati, alcuni con danni neurologici permanenti e 15 persone con la perdita della vista. A dimostrazione che, periodicamente, questa tradizione truffaldina che si trasforma in veri e propri atti criminali, spesso, fa capolino nella cronaca nazionale. Con gravi danni per la salute, come si è visto!

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