Arriva la “stretta” per i gettonisti: limiti a uso e costi per medici e infermieri

Ecco le linee guida del ministro Schillaci, con limiti orari e economici per gli “esterni” che vanno a colmare lacune del sistema sanitario.

Roma – Attiva la stretta del governo per i “gettonisti”, medici e infermieri che per scelta o per necessità, non lavorano né alle dipendenze di una struttura sanitaria né svolgono attività puramente libero-professionale. Sono state pubblicate in Gazzetta ufficiale le linee guida sull’utilizzo dei medici e degli infermieri a gettone: le condizioni per poter far ricorso al servizio di questi professionisti sono contenuti in un decreto del ministro della Salute, Orazio Schillaci. Le nuove indicazioni prevedono che i lavoratori esterni potranno essere utilizzati nei soli casi di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga e laddove non sia possibile ovviare altrimenti alle carenze del personale sanitario.

Nei giorni scorsi Schillaci aveva sottolineato che “le falle del nostro sistema sanitario sono una sanità che va a più velocità, sono alcune alcune situazioni che abbiamo trovato, penso al triste fenomeno dei gettonisti che sono la vera privatizzazione del servizio sanitario nazionale”. Per il ministro “è impensabile che dentro il Servizio sanitario nazionale, in posizioni delicate come l’emergenza-urgenza, al pronto soccorso, lavorino professionisti esterni che magari non condividono quella che è l’organizzazione del servizio dove si trovano ad operare”. Del resto in Italia la carenza strutturale di camici bianchi ha determinato una spesa potenziale di 1,7 miliardi di euro per i gettonisti. Un fenomeno che è esploso per i medici con la pandemia, mentre precedentemente a questo periodo era legato per lo più agli infermieri.

L’ultimo rapporto Anac ha evidenziato che la diffusione dell’utilizzo dei “gettonisti” è un fenomeno che coinvolge tutte le Regioni in Italia. L’analisi di Anac riguarda gli ultimi 5 anni e fa emergere grandi differenze fra le varie realtà locali: quelle maggiormente impegnate dal punto di vista economico sono state la Lombardia, l’Abruzzo ed il Piemonte con valori nettamente superiori a quelli registrati dalle altre Regioni. Da qui le linee guida del ministero che prevedono nel dettaglio che le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possano procedere all’affidamento dei servizi “solo in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza  possibilità di proroga, a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio, sia dipendente sia in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Il ricorso alla esternalizzazione dei servizi medico-sanitari “assume connotazione tutt’affatto eccezionale e residuale“.

Non solo. Vengono richieste alcune garanzie sul livello professionale del personale chiamato e per il personale privo della cittadinanza italiana: deve infatti essere garantita la conoscenza della lingua italiana, così come verrà previsto l’obbligo di rispetto delle norme di “buon comportamento” richieste ai lavoratori dipendenti. E ancora, il personale impiegato deve stipulare con oneri a proprio carico, una adeguata polizza di  assicurazione per colpa grave che sollevi l’amministrazione dagli eventuali danni causati a terzi. Previste inoltre delle clausole che impongono come il servizio debba essere erogato dall’operatore attraverso una turnistica organizzata, in modo da prevedere un tetto massimo di quarantotto ore medie settimanali per i professionisti coinvolti nell’affidamento.

Orazio Schillaci

Le linee guida di Schillaci puntano ad assicurare l’impiego dei professionisti nei diversi turni garantendo che l’orario complessivo di lavoro di ciascuno di loro, anche se offerto in più strutture distinte, permetta ai professionisti di avere un periodo di riposo consecutivo giornaliero non inferiore ad undici ore per consentire il recupero delle energie psicofisiche. Si fissano i limiti economici orari, che variano in base al tipo di prestazione offerta: si va dagli 85 euro per il pronto soccorso e la rianimazione fino ai 75 euro per altri servizi medici. Per quanto riguarda gli infermieri, invece, la tariffa varia dai 28 euro per il pronto soccorso a 25 euro per altri servizi.

“La questione dei cosiddetti medici a gettone assume una grande rilevanza sociale – aveva affermato il Presidente di Anac (che ha realizzato il report), Giuseppe Busia – in quanto tocca servizi fondamentali, improcrastinabili ed indispensabili per l’intera comunità, oltre che di grande impatto economico sulla spesa pubblica, per gli elevati costi sostenuti dalle Aziende sanitarie al fine di remunerare il personale medico reperito per turni spesso insostenibili”. “Per questo – spiega il Presidente Busia – Anac ha predisposto un report a disposizione delle Autorità sanitarie, al fine di prendere consapevolezza dell’entità del fenomeno dei ‘gettonisti’, e poter programmare meglio il fabbisogno di medici e infermieri”. E sottolinea che nel fenomeno dei ‘gettonisti’ ci sono, infatti, più profili in gioco: l’elevato costo dei servizi; l’inadeguatezza del servizio offerto; la scarsa affidabilità del servizio (pensiamo alla lucidità di un medico dopo 36 ore filate di servizio); il far west dei contratti, di durata breve con elusione di qualsiasi principio di programmazione e concorrenza”.

“Per sopperire all’attuale carenza di medici ormai diffusa in numerosi comparti ospedalieri – continua il Presidente dell’Anticorruzione -, le Aziende sanitarie siano indotte ad aggiudicare appalti, spesso mediante procedura negoziata, alla quale partecipa un numero ridotto di operatori economici, in particolare per assicurare alcuni servizi quale quello di Guardia Medica presso il Pronto Soccorso, nonché a corrispondere compensi particolarmente elevati per ciascun turno, anche prevedendo, come criterio di scelta del contraente, quello del prezzo più basso”.

Per il personale medico i dati del Report evidenziano come il fenomeno sia esploso a seguito dell’emergenza sanitaria iniziata nel 2020. Volendo osservare il fenomeno non solo dal punto di vista di evoluzione nel tempo del valore economico degli affidamenti, ma anche da quello della loro distribuzione all’interno delle procedure di scelta del contraente si osserva una netta prevalenza dei contratti derivanti da procedure negoziate per affidamenti sotto soglia e da affidamenti diretti. Per quanto riguarda il personale infermieristico a differenza del caso del personale medico, il fenomeno era già rilevante nel periodo pre-pandemico. Anche per questi contratti si osserva il maggior ricorso, in termini numerici, agli affidamenti diretti o alle procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando.

Del resto i dati del servizio sanitario pubblico sono drammatici. Carenza di personale, attese dei pazienti per i posto letto, accessi impropri, aggressioni. È questa la fotografia dei pronto soccorso in Italia secondo Simeu, la Società italiana di Medicina emergenza-urgenza, che nel suo ultimo report ha elencato tutti i principali problemi delle strutture sanitarie italiane. La rilevazione, condotta dalla società scientifica tra il 3 e il 5 novembre 2024, punta a fornire un quadro generale sull’attuale situazione del servizio sanitario nazionale. Secondo lo studio, il principale “malus” è proprio la “carenza di personale”, che si attesta al 29%, seguita dal “boarding” (cioè le attese dei pazienti, spesso sulle barelle, per avere un posto letto), al 26%. Stessa percentuale anche per gli “accessi impropri”.

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