Sta facendo il giro del web il video rubato in cui un capannello di premier deridono il presidente Trump in occasione del ricevimento per il vertice NATO.
Sta facendo il giro del web il video rubato all’interno di Buckingham Palace, in cui un capannello di primi ministri divertiti deridono il presidente Trump, in occasione del ricevimento di chiusura del vertice per i 70 anni della NATO.
Il clima è conviviale, Johnson chiede giustificazioni a Macron per il suo ritardo, ma a rispondere in sua vece è il primo ministro canadese Trudeau, calice tra le mani: “Era in ritardo perché ha fatto una conferenza stampa di quaranta minuti, fuori programma”. Il riferimento è alla conferenza congiunta voluta da Trump: “Anche la sua squadra (di Trump n.d.r.) è rimasta a bocca aperta, con le mascelle a terra”. Il gesto della mascella che cade viene persino mimato, per non lasciare spazio a dubbi. Ridacchiano tutti, persino il premier olandese Rutte, non certo un viveur.
Si chiude così un vertice che si era aperto anche peggio, con un Macron in stato di grazia che, a tu per tu col Presidente americano, aveva parlato apertamente di “morte celebrale della NATO”, rimproverando alla stessa di discutere solo di finanziamenti e di mostrarsi invece distratta sui dossier più scottanti, a cominciare da quello turco-curdo.
La scena di ieri, però, fa ancora più effetto (e, infatti, Trump non l’ha presa affatto bene, ha annullato la conferenza stampa di chiusura del vertice e annunciato un imminente ritorno in patria): un’aggressione politica, per quanto aspra, ha comunque come presupposto la legittimazione dell’avversario. La derisione no: mina le fondamenta dell’autorevolezza (e Berlusconi dovrebbe saperne qualcosa, poiché il paragone con i sorrisi sprezzanti di Merkel e Sarkozy è praticamente immediato).
L’istantanea di Buckingham Palace da una parte ha il sapore di una rivisitazione storica in stile Great Gatsby: l’americano facoltoso ma rozzo, dileggiato da un’alta società europea che sa come ci si siede a tavola (che poi il canadese Trudeau sia più “europeo” di Boris Johnson è un altro discorso). Dall’altra parte, però, tale scena indica un’evidenza. Le strategie isolazionistiche di Trump (unitamente alla sua discutibile etichetta) hanno finito per isolarlo davvero, e in politica, da sempre, i vuoti si riempiono. Inoltre Macron sembra consolidare sempre di più un protagonismo internazionale che, alla lunga, potrebbe risultare persino attrattivo.
Normalmente dalla perdita di autorevolezza di un padre (solitamente dovuta all’avanzare dell’età) deriva la responsabilizzazione del figlio, preludio del suo ingresso nell’età adulta. Da Maastricht di anni ne sono ormai passati 26: che sia l’ora anche per l’Europa di provare a diventare grande?