In Germania il mercato della droga ha il suo snodo principale ad Amburgo, la città che rappresenta il centro di distribuzione degli stupefacenti in Europa. Il coinvolgimento della 'ndrangheta sembra scontato ma anche quello di altre mafie.
Amburgo – E’ stato definito il più grande carico di cocaina mai sequestrato in Europa e uno tra i più grandi al mondo quello arrivato nel porto di Amburgo all’interno di cinque container. Ben 16 tonnellate di droga nascoste sotto barattoli di latta contenenti mastice.
I container, provenienti dal Paraguay, sono stati sottoposti a verifica dagli agenti della dogana perché presentavano evidenti irregolarità. Dietro alcune file di barattoli contenenti merce normale, sono stati trovati contenitori di latta da venti chili l’uno, ognuno con dentro otto pacchi di cocaina da nove chili.
I barattoli pieni di narcotici, oltre 1.700, avrebbero fruttato miliardi di euro dalla vendita al dettaglio nelle strade di tutta Europa. Sempre nel corso della stessa inchiesta le autorità di polizia hanno sequestrato più di 7,2 tonnellate di materiale nel porto belga di Anversa. Inoltre è stato arrestato un ventottenne di Vlaardingen, vicino Rotterdam, sospettato di essere responsabile dell’importazione di oltre ventitré tonnellate di cocaina.
Secondo fonti confidenziali si tratterebbe di un olandese, tale Atif S., a capo di un’agenzia che si occupa di logistica. “…Con questo colpo contro la criminalità organizzata e il traffico di stupefacenti, anche grazie alla cooperazione esemplare con le autorità partner europee, le dogane tedesche hanno dimostrato ancora una volta la loro efficienza…”, ha dichiarato Rolf Boesinger, segretario di Stato responsabile delle dogane al Ministero delle Finanze.
Se da un lato la notizia del clamoroso colpo contro il narcotraffico ha fatto scalpore nel continente europeo, in quello americano, in particolare in Sud America, la tendenza è stata quella di spegnere il fuoco sotto la cenere. Julio Fernandez, direttore delle dogane del Paraguay, ha precisato che gli investigatori, sia a livello nazionale che internazionale, stanno indagando sulla provenienza della coca.
Nello specifico sono state attenzionate sei compagnie aeree – due paraguaiane, due brasiliane e due israeliane – sulle quali sono in corso verifiche da parte dell’Intelligence di diversi Paesi. Il responsabile delle Dogane ha precisato che, prima di giungere nella città anseatica, il cargo ha transitato per almeno otto porti, tra cui Buenos Aires, Montevideo, Santos e in Marocco.
Resta da accertare se tutta la coca sia stata caricata interamente in Paraguay oppure se ha subito carichi step-by-step durante il suo lungo tragitto verso l’Europa. Se fosse valida la prima ipotesi, cioè la spedizione totale dal Paese sudamericano lo stupefacente, con molta probabilità, sarebbe stato traportato per via aerea con almeno 30 o 40 voli.
Fernandez suppone che il punto di destinazione di buona parte della droga fosse Israele. Per il momento non è chiaro se ci sia o meno un coinvolgimento della ’ndrangheta che, com’è noto, è l’organizzazione criminale leader nell’importazione della cocaina in Europa con il porto di Gioia Tauro e sempre presente sulla tratta Germania-Belgio-Olanda.
Un porto, quello di Gioia tauro, che per molto tempo ha costituito la porta d’ingresso in Europa della cocaina proveniente dal Sudamerica e dove la Dia ha registrato, nell’ultimo anno, un significativo calo di sequestri di droga tanto che fino al 2018 il triste primato era ormai appannaggio di altri terminal del Mediterraneo e del Nord Europa.
Come è emerso da diverse inchieste la ‘ndrangheta è in grado di relazionarsi con i diversi ”cartelli” sudamericani con i quali ha ottimi rapporti: le rotte più battute sono Cile, Ecuador, Venezuela, Brasile e Repubblica Dominicana e, una volta in Europa, “la merce” entra attraverso la Spagna e l’Olanda.
In questi “percorsi dedicati” della polvere bianca un ruolo importante ha giocato e gioca il sodalizio tra le cosche jonico-reggine e i trafficanti messicani, utilizzando come intermediari i propri rappresentanti negli Stati Uniti.
Sul fronte europeo, invece, la criminalità organizzata calabrese, storicamente presente in Germania, si è estesa ad altri Stati UE. Tra questi spicca il Belgio, uno dei principali poli di interesse delle ‘ndrine, ben inserite nel tessuto economico imprenditoriale del Paese, in particolare nelle zone di Mons, Charleroi, Liegi-Limburg.
Mentre in Olanda la ‘ndrangheta organizza gran parte della logistica, ottenendo enormi profitti che vengono reinvestiti e impiegati per gestire la latitanza di elementi di spicco dell’organizzazione, grazie soprattutto alla massiccia presenza di immigrati italiani.
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