Notizie positive per il giovane cooperante veneziano da oltre due mesi detenuto a Caracas: lo si apprende da fonti qualificate.
Roma – Sarebbe in buone condizioni di salute di Alberto Trentini, il cooperante italiano fermato il 15 novembre dall’autorità del Venezuela. Le prove, secondo quanto apprende Ansa da fonti informate, sarebbero giunte su un canale tenuto aperto dal nostro Paese con le autorità locali. Trentini era arrivato nel Paese il 17 ottobre per una missione con le ong Humanity e Inclusion. Poi due mesi fa, mentre viaggiava da Caracas a Guasdalito, era stato fermato a un posto di blocco e arrestato. A gennaio l’incontro del ministro degli Esteri Antonio Tajani con l’incaricato d’affari venezuelano.
“Abbiamo ribadito la richiesta di liberazione del nostro concittadino e di tutti gli altri prigionieri politici. Abbiamo anche chiesto – aveva riferito il vicepremier – una visita consolare e che venga trattato nel rispetto delle regole. “Ce ne sono altri italo-venezuelani nelle carceri di quel Paese – aveva aggiunto – stiamo lavorando in tutti i modi per arrivare a capo della situazione con lo stesso impegno abbiamo lavorato per riportare a casa tanti altri italiani nei mesi e nelle settimane passate, da quando siamo al governo”.
Il titolare della Farnesina aveva anche riferito che nell’incontro col delegato d’affari gli era stato “confermato che Alberto è detenuto e abbiamo chiesto che sia trattato nel rispetto delle regole e ribadito la richiesta della visita consolare”. E ancora, il ministro ha poi invitato alla discrezione. “Continua l’attività diplomatica senza clamore e polemiche” per Alberto Trentini detenuto in Venezuela “con la determinazione necessaria per raggiungere questo obiettivo, prima per verificare le condizioni di salute e poi fare in modo che possa essere liberato. Come abbiamo chiesto discrezione e moderazione per Piperno e Sala, la chiediamo anche per questo caso”.
Di certo la situazione in Venezuela non è delle migliori: la vicenda di Trentini si inquadra nel clima di forte tensione che si è venuto a creare dopo le elezioni presidenziali del 28 luglio che hanno confermato Maduro (ma l’esito è stato oggetto di contestazioni e proteste): da allora in Venezuela sono stati arrestati 127 cittadini stranieri (svizzeri, tedeschi, americani, spagnoli, italiani, ucraini, albanesi e olandesi) che ora sono detenuti. A mantenere alta l’attenzione sul caso c’è stato un flash mob a Venezia, città di Trentini, organizzato dagli amici e dall’Associazione Articolo 21. In dodici hanno indossato al collo un cartello con una lettera per formare lo slogan Free Alberto, reggendo uno striscione con la foto di Alberto Trentini e l’hashtag #freealberto, mentre uno speaker col megafono spiegava ai passanti il motivo della protesta.