Nonostante le proteste e le proposte di alternative è iniziato il prelievo venatorio armato contro i cinghiali presenti nella Capitale, con l’unico risultato di fomentare le contestazioni di associazioni animaliste e cittadini contro una strage senza senso.
Roma – Sul web stanno girando le immagini di un cucciolo di cinghiale a cui si stava dando la caccia salvato in extremis dagli animalisti. Il prelievo venatorio non è mai stata risolutivo, nemmeno per gestire il numero dei cinghiali, problema che si ripresenta ciclicamente da anni, figuriamoci per contenere un nemico invisibile come un virus. Le decisioni prese sono state contestate da numerose associazioni animaliste che hanno chiesto un confronto che non è mai arrivato.
“…Gli abbattimenti di cinghiali nella capitale purtroppo sono iniziati, per fortuna abbiamo anche appreso di alcuni salvataggi fatti da parte degli animalisti del luogo – commentano le associazioni Avi Parma e Meta Parma – è veramente una vergogna tutto quello che sta accadendo, la caccia non è né risolutiva né indicata per gestire il problema peste suina, eppure si è scelto di aprire il fuoco sugli animali…”.
“…Questi abbattimenti assurdi e inaccettabili non hanno logica – continuano gli attivisti – portarli avanti nonostante la loro inadeguatezza significa non rappresentare e non ascoltare le richieste del popolo italiano. Bisogna offrire soluzioni effettive ai cittadini, non vani spargimenti di sangue. I cinghiali andavano sterilizzati già da tempo, ma nessuno si è mai mosso in questa direzione. Molti di questi animali sono cuccioli, e verranno uccisi senza pietà, anzi, la mattanza è già cominciata. Questi abbattimenti rischiano inoltre di espandersi in tutta la penisola e divenire una ecatombe senza eguali: a rischio i cinghiali di tutta Italia, i daini dell’Emilia Romagna, i cervi del Trentino, e chissà quanti altri animali ancora…“.
È paradossale come si possa dire che gli animali liberi siano troppi e vadano abbattuti, mentre gli allevamenti sono strapieni di animali rinchiusi, ammassati, imprigionati fino al giorno del mattatoio, senza aver mai conosciuto la libertà. A essere troppi sono gli animali sfruttati e uccisi, non quelli in libertà, il pianeta è di tutti. Come se non bastasse gli allevamenti intensivi sono dei comprovati incubatori di patologie che rischiano di sversare al di fuori dei confini degli stabilimenti. Gli interessi di pochi, come spesso accade, vanno in direzione contraria al benessere della collettività.