La prossima settimana verranno depositate le richieste di audizioni che le forze politiche intenderanno avanzare per avviarne poi il ciclo.
Roma – Parte in Senato l’esame delle proposte di legge sul fine vita. Nelle commissioni Giustizia e Salute di Palazzo Madama è infatti stato avviato l’iter dei ddl in materia che proseguirà per ora con un ciclo di audizioni. Un percorso che si annuncia, però, già di fatto in salita visto che si dovrà arrivare a una sintesi tra le 5 proposte presentate: 4 di opposizione e una di Forza Italia con quest’ultimo testo di segno molto diverso rispetto agli altri e che punta – come sottolineano gli azzurri della commissione Salute Daniela Ternullo e Francesco Silvestro a “mettere al centro la tutela della vita fino alla sua conclusione naturale”.
Dopo la decisione della Corte costituzionale, si dovrà trovare il punto di caduta fra le diverse proposte, 5 in tutto su cui è stata svolta la relazione. La prossima settimana verranno depositate le richieste di audizioni che le forze politiche intenderanno avanzare per avviarne, poi, il ciclo.
Un ddl che interviene, tra l’altro, non solo sul punto suicidio assistito ma anche sul testamento biologico prevedendo di non considerare nutrizione e idratazione come trattamenti sanitari e inoltre inserendo l’obiezione di coscienza per i medici. Il nostro “è un ddl equilibrato”, rivendicano i due senatori. Mentre dall’altra parte il Pd invita a considerare il ddl Bazoli – sul quale nella scorsa legislatura c’è stato un primo via libera della Camera – come “un buon punto di partenza”. “Non è scontato un esito di convergenza“, ragiona in questo senso il relatore del provvedimento l’azzurro Pierantonio Zanettin. A pesare è anche la sentenza della Corte Costituzionale del 2019.
Un punto sul quale tornano Pd e Avs che sottolineano la necessità di “colmare un vulnus legislativo” in tempi rapidi. Tempi che rischiano invece di allungarsi vista l’ipotesi, avanzata da Italia viva e sottoscritta da Forza Italia che l’esame passi dalla sede redigente – con un iter più rapido – a quella referente. “L’iter della discussione che viene deciso dal Parlamento e non da altre entità esterne che dettano i tempi, su questo
decide il Parlamento”, sottolinea il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri. Intanto da Italia Viva arriva un avvertimento: “Bisognerà che il Parlamento – evidenzia Ivan Scalfarotto – si attenga alle indicazioni della Corte non facendo passi indietro”.
Sulla stessa linea anche M5s che, per evitare colpi di mano ha chiesto di far uscire dal dibattito la proposta di legge del centrodestra. “Tutte le proposte – dice la capogruppo M5s in commissione Giustizia Ada Lopreiato – si muovono nel solco indicato dalla Corte Costituzionale meno uno, presentato dalla maggioranza, che propone soluzioni per noi sbagliate, che costituirebbero un grave passo indietro. Per questo motivo ho
chiesto di non unirlo all’esame congiunto e la presidenza della commissione ha rimandato questa decisione a dopo le audizioni”.
Qualche settimana fa per “l’inerzia sul fine vita” c’era stata la tirata d’orecchi della Consulta alla politica: il presidente della Augusto Barbera, nell’illustrare la Relazione sull’ultimo anno di lavoro dei giudici delle leggi, ha indicato questo come un tema aperto tra i più urgenti da risolvere. Barbera ha auspicato che “sia un intervento del legislatore” a dare seguito alla sentenza Cappato “sul fine vita”, e che si tenga conto “del monito relativo alla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso”. “Se rimane l’inerzia del Parlamento, avverte il numero uno della Consulta, la Corte costituzionale ad un certo punto non potrà non intervenire”.
Le proposte sul fine vita che giacciono in Parlamento sono svariate. Fu Loris Fortuna (deputato socialista ‘papà’ della legge sul divorzio, la legge ‘Fortuna-Baslini’ appunto) a presentare la prima proposta di legge sul tema dell’eutanasia nel 1984. Da allora, però, nessun testo ha mai visto l’approvazione in Parlamento e ora è arrivato il nuovo auspicio da parte di Barbera che ha chiesto un intervento del legislatore che dia seguito alla sentenza n. 242 del 2019 (il cosiddetto caso Cappato). Gli ultimi tentativi sono tutti falliti. Il 16 gennaio scorso il consiglio regionale del Veneto ha bocciato il progetto di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito.
Il Parlamento, invece, è andato vicino all’approvazione di una legge nella scorsa legislatura: era il 10 marzo 2022 (con Mario Draghi presidente del Consiglio) quando la Camera ha approvato con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto il testo unificato sulla ‘morte volontaria medicalmente assistita’. Il provvedimento, però, complice anche la fine anticipata della legislatura, non è mai stato esaminato dal Senato. Attualmente, nella XIX legislatura, sono state depositate in Parlamento otto proposte di legge, cinque alla Camera e tre al Senato.