La nuova frode telefonica che nasconde il furto dei dati e un virus. L’allarme è stato lanciato sui social, da Facebook a X a LinkedIn.
Roma – L’allarme è stato lanciato sui social, da Facebook a X a LinkedIn. L’interlocutore si finge un’azienda o un’agenzia per il lavoro e promette un impiego allo scopo di estorcere dati personali sensibili. Qualche volta, secondo diverse testimonianze, viene mandato un link che dovrebbe rimandare a moduli da compilare per il datore di lavoro, e in altri casi invece l’interlocutore invita a fare investimenti in sospette piattaforme online, promettendo guadagni veloci. Ecco servita una nuova truffa, quella del curriculum. Il numero di provenienza è generalmente italiano. Alla risposta dall’altra parte una voce registrata dice: “Abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungici su WhatsApp per parlare di lavoro”.
Da quel momento in poi è in agguato il rischio di virus, furto di dati e richieste di denaro. Sono moltissimi gli utenti che, nelle ultime settimane, denunciano di essere stati obiettivo di questa nuova truffa telefonica, spesso anche in più occasioni. Un inganno che può rivelarsi efficace quando interessa persone che un lavoro lo stanno cercando davvero e che di curricula ne hanno spediti a centinaia. Ecco perché bisogna diffidare di questi messaggi e non rispondere alle telefonate sospette. Un modo molto semplice per assicurarsi che si tratti di una truffa è contattare direttamente l’azienda o l’agenzia menzionata dall’interlocutore, se ne menziona una.

In ogni caso non fornire mai informazioni personali o finanziarie a sconosciuti al telefono. Non cliccare sui link inviati tramite WhatsApp o SMS e, soprattutto, non inviare denaro a sconosciuti o a piattaforme di investimento online. Si può poi segnalare il numero da cui si è ricevuta la chiamata alla polizia postale. Proprio in questi giorni in Abruzzo sono stati segnalati nuovi tentativi di frode ai danni degli anziani in vari comuni. L’allerta è stata lanciata dall‘Osservatorio sulla legalità della Regione. I truffatori, spacciandosi sempre per dipendenti comunali, hanno utilizzato il pretesto di un rimborso del canone Rai per cercare di ottenere informazioni bancarie e sottrarre denaro alle vittime. Il raggiro anche qui avviene tramite telefonate, con l’intento di guadagnare la fiducia degli anziani e farsi comunicare le loro coordinate bancarie, al fine di prelevare somme di denaro in modo fraudolento.
In Veneto invece di recente è stata scoperta una truffa SMS: un risparmiatore è caduto nella rete vedendosi prosciugare il conto corrente di 105mila euro. L’episodio, avvenuto lo scorso giugno, è l’ennesimo caso di “vishing” – una forma di phishing vocale sempre più diffusa – che ha sfruttato la fiducia della vittima per accedere ai suoi risparmi. Otto bonifici e tre prelievi, eseguiti in poche ore, hanno lasciato l’uomo senza un euro, ma una battaglia legale ha portato a un parziale risarcimento: 70mila euro riconosciuti dall’Arbitro Bancario Finanziario, che ha puntato il dito contro la banca per non aver attivato adeguati sistemi di sicurezza.