Adesso bisogna spendere e spendere bene

Un’altra tranche del Pnrr è arrivata nelle esauste casse dello Stato ma ricordiamo che per acchiappare gli altri soldi sino all’anno prossimo l’Italia dovrà tagliare ben altri traguardi. Adesso occorre pigiare sull’acceleratore per quanto riguarda lavoro, sostegni e riforme radicali. Questo governo sembra bene orientato.

Roma – La seconda rata del Pnrr di quest’anno è stata accreditata all’Erario italiano. I soldi sono in cassa. La somma è di 21 miliardi, 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti. Le riforme, quelle del primo semestre, sono state riconosciute e certificate. Solo che ora il problema è trasformare in servizi ed opere concrete il finanziamento appena arrivato. Il terreno è scivoloso ed in salita, perché i tempi sono ristretti. La terza tranche, infatti, quella per i pagament,i scade a dicembre e prevede 39 traguardi e 16 obiettivi per ottenere 19 miliardi di euro. La quarta rata dovrebbe arrivare a destinazione nel giugno 2023 e richiede il raggiungimento di 20 traguardi e 7 obiettivi e vale 16 miliardi di euro. Il concorso a premi continua.

Nella sostanza entro la fine dell’anno l’Italia è chiamata a realizzare 22 riforme e 32 investimenti. In particolare le riforme riguardano la concorrenza e i servizi pubblici locali, la giustizia e la pubblica amministrazione, l’istruzione e il mercato del lavoro. Tutti temi e dossier che devono essere realizzati in poco tempo e con una visione lucida. Anche se si teme che ogni scelta rischi di aprire una polemica e tante critiche dai soliti soloni e commentatori.

Il futuro è la digitalizzazione

Non è questo però lo scoglio più grande. Draghi ha sempre riconosciuto che in questi due anni, bene o male, l’impresa non era proibitiva purché si fosse capito che le scelte vanno portate avanti con serietà e determinazione. D’altronde le urgenze non mancano ed il ministro Giorgetti è già al lavoro. Il test europeo prevedeva per lo più leggi e riforme, delicate, ma è stato un po’ come mettere su castelli di carta, con il governo precedente che ha gestito dall’alto l’attività legislativa.

Per il futuro non basta cambiare le leggi. L’architettura ideale e programmata va messa a terra. È tempo di vedere le opere, di dare sostanza, materia, al piano di ripresa e resilienza. Tutti questi miliardi, come ricorda Giorgia Meloni, vanno spesi e spesi bene. Una parte degli investimenti andrà a finanziare le grandi infrastrutture, pesanti o leggere. Tanto per fare qualche esempio si va dalle reti ferroviarie come la Bari-Napoli, alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, i trasporti sostenibili, le reti intelligenti e l’efficienza energetica. Il resto dovrebbe finire sul territorio, coinvolgendo regioni e comuni e qui la grande paura è che tutto finisca in un imbuto, con ritardi e dispersioni di fondi.

Trasporti sostenibili

È quello che purtroppo sta già accadendo con i fondi per le “aree interne”. Una buona idea purtroppo non sempre diventa realtà, anche a causa dei tanti intoppi e difficoltà burocratiche. Una cosa comunque deve essere chiara e cioè che se l’Europa non vedrà opere e cantieri taglierà i fondi. Per questi motivi la Premier ha messo su una cabina di regia, guidata dal ministro Fitto. Questa deve essere una priorità del governo, la sfida delle sfide, da vincere in ogni angolo della penisola. Ora il gioco si fa duro. Ma questo governo può farcela.

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