A Firenze sequestro per oltre 600mila euro a imprenditore legato alla ‘ndrangheta

L’indagine delle Fiamme Gialle ha ricostruito il suo patrimonio, il cui valore era sproporzionato rispetto ai redditi leciti dichiarati.

Firenze – Un’imponente operazione condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza fiorentina, in collaborazione con le forze dell’ordine di Reggio Calabria e la Polizia di Stato di Siena, ha portato al sequestro di beni per un valore di oltre 600mila euro a un imprenditore contiguo alla ‘ndrangheta, residente in provincia di Siena. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha preso avvio da accertamenti economico-patrimoniali nei confronti di un imprenditore attivo nel settore edile, già destinatario di un provvedimento interdittivo antimafia nel 2003. Il soggetto è emerso negli anni successivi, in particolare durante le operazioni “Archi-Astrea” e “Ghota”, come legato alla cosca Tegano-De Stefano di Reggio Calabria, una delle più pericolose in Italia.

Le indagini hanno rivelato che l’imprenditore agiva come prestanome per conto della cosca, occultando l’effettivo controllo della sua attività attraverso intestazioni fittizie di società, tra cui imprese edili e di servizi. Queste operazioni gli hanno consentito di mascherare i guadagni illeciti della cosca, con l’utilizzo di contratti d’affitto fittizi e l’attribuzione di quote societarie a terzi. L’indagine ha portato a una ricostruzione patrimoniale che ha evidenziato come il valore dei beni posseduti dall’imprenditore e dai suoi familiari fosse sproporzionato rispetto ai redditi leciti dichiarati. In particolare, il Tribunale di Reggio Calabria ha osservato che tale sproporzione potrebbe essere giustificata dai guadagni derivanti dalla messa a disposizione della cosca.

Di conseguenza, sono stati sequestrati numerosi beni tra cui una villa con pertinenze, due appezzamenti di terreno, un B&B/affittacamere, un locale adibito ad autorimessa e numerosi conti correnti bancari, tutti intestati ai familiari del soggetto indagato. Il Tribunale di Reggio Calabria, sulla base delle evidenze emerse, ha disposto il sequestro preventivo del patrimonio, che sarà gestito da un Amministratore Giudiziario, mentre la valutazione finale delle prove sarà condotta dal Giudice della Prevenzione. La misura cautelare è stata adottata in attesa del contraddittorio tra le parti e della conclusione del procedimento.

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