L’evento ha proposto un’affascinante panoramica sulla pittura siciliana. Il critico d’arte, giunto a sorpresa, firma una recensione che è un manifesto di passione e rigore storico.
Palermo – Bagheria, la “Città delle ville”, ha accolto un evento culturale che si è distinto per profondità e visione: una mostra d’arte dedicata alla pittura siciliana, promossa da Sikania Eventi ETS con il patrocinio della Regione Siciliana e del Comune di Bagheria. A siglare un’analisi penetrante, il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, che ha visitato la mostra in incognito per poi recensirla pubblicamente, riconoscendone l’importanza.
Nella sua articolata riflessione, Battaglia La Terra Borgese ripercorre il significato storico della “mostra” come strumento di fruizione e di mercato dell’arte, dall’epoca delle corti rinascimentali alla nascita dei Salons francesi nel XVII secolo, fino all’esplosione delle esposizioni pubbliche moderne, come la Biennale di Venezia.
“La frase Ars gratia artis è una menzogna: l’arte non è mai fine a se stessa, ma veicolo di scopi morali, politici, culturali”, afferma il critico, denunciando anche le distorsioni del sistema dell’arte contemporaneo, tra nepotismo, incompetenza e politicizzazione delle scelte artistiche.
Due anime per la pittura siciliana: il verdetto critico
Nel cuore della sua recensione, Battaglia La Terra Borgese individua nella mostra di Palazzo Butera “due principali linee nell’arte dei pittori siciliani” dell’Otto, del Novecento e del Duemila: una manieristica, legata alla tradizione formale, e una seconda più gestuale, fatta di chiazze, spruzzi di colore e libertà espressiva. La mostra, dice, riesce a “porre un contenuto semantico nella continuità pittorica tra le ultime tre metà di secolo del secondo millennio e la prima metà del primo secolo del terzo millennio”.
Un’esposizione dunque polifonica e coraggiosa, capace di rappresentare la pluralità stilistica e tecnica dell’arte figurativa isolana. Il percorso, pur non dichiaratamente cronologico, ha offerto al pubblico un affresco ricco di suggestioni, dagli echi ottocenteschi di Francesco Lojacono, Antonino Leto e Ettore De Maria Bergler, fino ai modernismi di Guttuso, Caruso, Gregorietti e ai contemporanei Carmelo Fertitta, Giuseppe Uzzaco, Giorgio Prati.

Il bisogno di una Triennale Siciliana
Ma il pensiero di Battaglia La Terra Borgese non si ferma alla contemplazione estetica. La sua è anche una chiamata all’azione. Il critico sottolinea la necessità per la Sicilia di valorizzare i propri artisti, proponendo l’istituzione di una grande Triennale di Sicilia, aperta a tutti, per promuovere la cultura isolana su scala nazionale e internazionale.
“Anche l’arte è corrotta – denuncia – prostituita dalla logica del voto, dell’amicizia, dell’influenza politica. Occorre uscire da questo meccanismo e investire sul talento autentico”.
Una mostra che non teme la verità
La mostra recensita, quindi, si distingue non solo per la qualità delle opere, ma per il coraggio curatoriale: un’esposizione che mette in discussione la narrativa dominante e, al contempo, restituisce dignità a generazioni di pittori isolani, molti dei quali poco noti al grande pubblico, ma fondamentali per comprendere l’evoluzione dell’arte siciliana.
Un’occasione preziosa che, nel cuore di Bagheria, città simbolo del barocco e dell’identità culturale dell’Isola, ha saputo far dialogare passato e presente, ma anche arte e riflessione critica. Un esempio da replicare.