A nove anni dal sisma case Ater di Teramo inagibili: 12 famiglie costrette a lasciare le case

Nuove verifiche sismiche cambiano la classificazione dell’edificio in via Arno. L’Ater offre alloggi alternativi e chiede l’accesso al contributo per il disagio abitativo.

Teramo – A nove anni dal terremoto del 2016, un edificio di edilizia popolare a Teramo, in via Arno, viene dichiarato ufficialmente inagibile. L’immobile è di proprietà dell’Ater di Teramo (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale) e ospita dodici famiglie, che ora saranno costrette a lasciare le proprie abitazioni.

L’annuncio è stato dato questa mattina direttamente dal presidente dell’Ater, Alfredo Grotta, durante un incontro con gli inquilini: «A seguito di nuove e approfondite verifiche, sollecitate anche dagli stessi residenti – ha spiegato – l’edificio è stato riclassificato da agibile a inagibile. Deve essere sgomberato al più presto».

La nuova classificazione dopo analisi sismiche

Il cambio di classificazione è avvenuto dopo indagini strutturali recenti che hanno messo in luce criticità importanti sulla resistenza sismica del palazzo. Una notizia che, comprensibilmente, ha sollevato dubbi e proteste tra gli inquilini, che da anni lamentano problemi strutturali: «Comprendiamo bene quanto possa essere difficile accettare una decisione simile a distanza di nove anni – ha dichiarato Grotta – ma non è questo il momento di cercare responsabilità. Ora bisogna trovare una sistemazione per le famiglie coinvolte».

Soluzioni abitative e supporto economico

Per fronteggiare l’emergenza abitativa, l’Ater ha già avviato un confronto con il Comune di Teramo. Nel frattempo, offre la disponibilità immediata di 12 appartamenti a Mosciano Sant’Angelo, in provincia, destinabili alle famiglie in fase di sgombero.

Per chi dovesse preferire altre soluzioni abitative, è stato chiesto alla Struttura Commissariale di valutare la possibilità di riconoscere l’accesso al Contributo per il Disagio Abitativo (Cda), subentrato al precedente Cas (Contributo di autonoma sistemazione), anche a distanza di tempo.

«Abbiamo presentato un quesito formale – ha aggiunto Grotta – perché ci rendiamo conto che uno sgombero improvviso rappresenta un grande problema, anche per l’amministrazione comunale. La nostra priorità è tutelare queste famiglie con ogni strumento possibile».

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