Nordio e Piantedosi: “Una nuova stagione per la Convenzione di Palermo, strumento utile anche nel contrasto dei mercanti di schiavi”.
Nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, costruita negli anni Ottanta per ospitare il maxiprocesso a Cosa nostra e ora intitolata alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino, nel ventennale della firma della Carta di Palermo, si celebra da questa mattina la Conferenza Onu sulla criminalità e il traffico di migranti.
Cornice giuridica che istituisce strumenti di cooperazione globale tra le polizie per il contrasto del crimine organizzato, e ispirata ad una visione di Giovanni Falcone, la Carta venne firmata nel capoluogo siciliano il 15 novembre 2000 ed è entrata in vigore il 29 settembre di tre anni dopo. Ad oggi conta l’adesione di 190 Stati Onu sui 193 rappresentati al Palazzo di Vetro.
Nell’aula bunker sono presenti le delegazioni di trenta Paesi, oltre si rappresentanti dell’Onu (il direttore esecutivo Ghada Waly) e della Commissione europea (Johannes Luchner). Sedici i Paesi del Mediterraneo presenti, tra cui Libia, Malta, Tunisia e Marocco. Gli Stati Uniti sono rappresentati da Uzra Zeya, sottosegretario per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani.
Ad aprire i lavori della conferenza questa mattina è stato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sottolineando come proprio la Carta di Palermo offra gli strumenti di contrasto necessario a fronteggiare l’emergenza rappresentata dal traffico internazionale dei migranti. Il Guardasigilli ha colto l’occasione palermitana per lanciare “la proposta di una cooperazione rafforzata con gli Stati firmatari della Carta che intendano irrobustire la cooperazione giudiziaria fra di loro, al fine di combattere il traffico di migranti e la tratta di essere umani”.
Dopo aver annunciato la firma, a margine della conferenza, di due trattati con gli omologhi ministri di Algeria e Libia, Nordio ha indicato tre iniziative possibili: “istituzione di organi investigativi comuni previsti dall’art 19 della Convenzione, che possano avere anche carattere permanente; utilizzo in modo efficace delle tecniche investigative speciali, già presenti nel testo della Convenzione e ulteriormente valorizzate dalla risoluzione Falcone; conclusione di ulteriori accordi bilaterali, regionali e/o multilaterali per l’uso di tali tecniche nel contesto della cooperazione giudiziaria internazionale”.
Il ministro ha inoltre ricordato l’importanza dello sforzo investigativo sviluppato dall’apposito gruppo di lavoro, creato dalla Procura nazionale antimafia, dedicato al contrasto alla tratta di migranti e sciorinato alcuni dati che inquadrano la gravità della sfida sopportata dall’autorità giudiziaria e dalle forze dell’ordine. Nel biennio 2021-2022 nei registri delle Direzioni distrettuali antimafia, per i reati legati alla tratta di esseri umani, sono stati iscritti nuovi 166 procedimenti con un numero altissimo di indagati, ben 468; mentre per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di migranti, sono stati iscritti 26 nuovi procedimenti con 92 indagati. Solo presso la Procura distrettuale antimafia di Palermo, nell’ultimo anno di riferimento (2022), i procedimenti giudiziari penali contro organizzazioni criminali per il reato di tratta e immigrazione clandestina sono aumentati del 171%.
Sul tema è intervenuto anche il ministro degli Interni Matteo Piantedosi: “Nessuno Stato può accettare che la criminalità organizzata determini le politiche migratorie nazionali né che vengano praticate ignobili forme di schiavitù moderna”. Quindi il responsabile del Viminale ha ricordato l’importanza della Convenzione di Palermo che “ha guidato, in questi venti anni, lo sviluppo dell’attività di cooperazione tra le forze di polizia delle parti firmatarie. Con la sua lungimirante visione ha consentito di rafforzare la nostra capacità effettiva di prevenzione e di contrasto ai crimini gravi ed organizzati”.