La nuova formula prevede assegni sempre più miseri con la divisione della pensione in due quote: retributiva e contributiva. Il frutto di menti contorte è già nella cesta.
Roma – Quota 100 addio. La misura fortemente voluta dalla Lega ed istituita ai tempi del primo Governo Conte, è stata ufficialmente cancellata dal PNRR, scatenando il dibattito sul tema delle pensioni.
L’aria che tira non è bellissima: l’ipotesi sarebbe una pseudo-riforma del sistema pensionistico per risolvere il problema di un futuro che prevede assegni sempre più bassi, che consisterebbe nella “divisione della pensione in due quote: retributiva e contributiva”.
Queste sono state le parole di Pasquale Tridico, “ricco” presidente dell’Inps. La proposta consisterebbe in un anticipo pensionistico solo per la parte contributiva: 62-63 anni e 20 anni di contributi. Il resto, ossia la quota retributiva, si otterrebbe a 67 anni. Un altro pastrocchio all’italiana.
Si prevede inoltre un anno in meno per ogni figlio per madri lavoratrici, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti-gravosi, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente, semplificando la certificazione.
Si rende dunque necessario, a detta di Tridico, un intervento strutturale di sostegno alle pensioni basse. Allo studio anche una soglia in caso di un requisito contributivo minimo di 20 anni più una cifra fissa per ogni anno di contribuzione aggiuntiva fino a un tetto massimo. L’alternativa sarebbe quella di collegare il calcolo della soglia alla maturazione dei requisiti di anzianità contributiva e anagrafica.
Tradotto in soldoni si può riassumere in un’unica parola: briciole. Mentre lo stipendio del mega presidente galattico Tridico è passato, lo scorso anno, con effetto retroattivo da 62mila euro l’anno a 150mila, grazie a un decreto interministeriale del dicastero del Lavoro.
Dall’altra parte troviamo gente che magari ha pagato i contributi per 40 anni e riceve una pensione da fame. Per quanto riguarda Quota 100, sono state 286.226 le domande accolte alla data 2 marzo: 86.013 dipendenti pubblici, 141.137 i privati e 58.976 gli autonomi.
La riforma è costata, in 3 anni, 10 miliardi sui 19 previsti. Tridico ha dichiarato che le risorse non spese “sono state rimandate al Mef in economia, e non sono disponibili nelle casse dell’Istituto”. Vatti a sbagliare.
Insomma Quota 100 non era perfetta ma è stato comunque un passo verso i cittadini bastonati dalla disastrosa legge Fornero, la cui bocca si apre ancora per pontificare a sproposito. Altro che riforma del sistema previdenziale.