Gli italiani tremano: che fine faranno le nostre pensioni?

I fondi pensione non hanno reso quanto promettevano e le quiescenze alternative non sono granchè. I lavoratori dunque non sanno come orientarsi e prevedono un futuro incerto.

I due terzi degli italiani temono che la pensione futura sarà misera. Se ne parla dappertutto perché è uno degli argomenti che sta più a cuore ai cittadini. Si tratta dell’agognata pensione a cui aspirano, giustamente, i lavoratori dopo una vita di duro lavoro. Aspirazione più che legittima, ma il desiderio si sta trasformando in angoscia. Sono noti l’invecchiamento della popolazione e la denatalità, due fattori che combinati pongono un serio problema. Se i pensionati aumentano e i lavoratori diminuiscono, chi pagherà le quiescenze?

Per questo i cittadini sono molto preoccupati. Il 6 marzo scorso è stato presentato “L’Osservatorio Look to the Future” a cura di Athora Italia (gruppo assicurativo specializzato in prodotti per la previdenza, il risparmio e la protezione) e Nomisma (società indipendente che realizza ricerche di mercato e consulenze per imprese e pubbliche amministrazioni in Italia e all’estero) allo scopo di fornire una fotografia dettagliata sui risparmi, investimenti e previdenza degli italiani. Ebbene, risulta che 2/3 di cittadini italiani pensano che la pensione non sarà sufficiente a mantenere lo stile di vita attuale. Solo il 38% ha aderito a qualche forma di pensione complementare.

C’è da segnalare che la gran parte dei fondi pensioni, pare, non abbiano reso come ci si aspettava. Dunque la maggior parte dei lavoratori si trova in mezzo al guado, non sapendo che pesci prendere. Da una parte si è consapevoli che il sistema pubblico è traballante, dall’altra è poco diffuso, storicamente, l’investimento assicurativo. Al di là della resa non certa alta di molti fondi pensione, quello che è emerge è l’impossibilità di risparmiare, capacità che è diminuita negli ultimi anni per molte famiglie. La ricerca ha evidenziato la tendenza conservativa del patrimonio. Ossia la quasi totalità degli intervistati preferisce tenere i soldi in banca o investire nel mattone.

Il 27% si è orientato verso una polizza pensionistica, mentre il 17% in una polizza vita a contenuto finanziario. La metà del campione teme di non saper gestire spese improvvise. Inoltre, per il timore che l’assegno pensionistico sia insufficiente, molti lavoratori pensano di posticipare il pensionamento. Alla base di questa possibile scelta c’è il fatto di poter continuare a percepire lo stipendio e, al contempo, di avere una pensione più alta, quando si raggiungerà il massimo di età anagrafica, attualmente a 67 anni. Le donne hanno manifestato una maggiore propensione, rispetto agli uomini, all’investimento complementare.

Mentre più di 1/3 ha dichiarato di non aver le idee chiare e di capirci poco con questi nuovi strumenti finanziari. La disinformazione su questa argomento rappresenta uno dei punti focali dell’indagine condotta. Coloro che decidono di avventurarsi nel magma dei fondi pensione, si rivolgono a consulenti assicurativi e bancari. E a chi dovrebbero rivolgersi? A un idraulico, un medico o chi altro, forse? Infine, anche da questo studio è emersa una situazione composita. Innanzitutto, il timore del domani trova difficoltà ad essere incanalato in obiettivi sicuri.

La pensione di Fantozzi

Tuttavia come fa una famiglia a pensare di risparmiare se si è giunti alla canna del gas, non arrivando a fine mese? Per queste persone anche il mattone, che è stato sempre un tratto peculiare degli italiani, più che un desiderio, è una chimera e la fragilità economica è la condizione quotidiana. Secondo i ricercatori sarebbe auspicabile una maggiore informazione finanziaria e previdenziale per permettere ai cittadini di poter pianificare il proprio futuro.

Ma in primis si avverte l’urgenza di un piano politico-sociale che preveda: salari adeguati, rafforzamento del welfare state e della sanità, lotta all’evasione fiscale, politica per la casa. Sarebbe, coi tempi che corrono, quasi una rivoluzione, o no?