Cittadinanza, la Lega vuole requisiti più duri e nuove revoche

Allungati i tempi di residenza, introdotto un test di integrazione. Stretta anche sui ricongiungimenti familiari.

Roma – Diventare italiani sarà più complicato. O almeno questo è l’obiettivo della Lega, che ha depositato alla Camera una proposta di legge firmata dal deputato Jacopo Morrone per riscrivere le regole sulla cittadinanza. Tempi di attesa più lunghi, esami da superare, nuove cause di revoca. E una netta chiusura rispetto all’ipotesi dello Ius Scholae lanciata da Forza Italia.

La presentazione è avvenuta in conferenza stampa con Morrone e la vicesegretaria del partito Silvia Sardone, europarlamentare, che ha subito puntato il dito contro chi vorrebbe semplificare l’accesso alla cittadinanza: “Non può essere regalata. Vogliamo toglierla a chi delinque e concederla solo a chi è in grado di mantenersi”. Il messaggio è chiaro: la cittadinanza va meritata, non concessa per anzianità o frequenza scolastica.

Il testo punta a modificare due pilastri normativi: la legge 91 del 1992 sulla cittadinanza e il decreto legislativo 286 del 1998, il cosiddetto Testo unico sull’immigrazione. Morrone ha inquadrato l’iniziativa come una risposta alla “sconfitta della sinistra all’ultimo referendum, auspicando che il centrodestra compatto possa sostenerla.

Ma cosa cambia concretamente? Innanzitutto, per chi nasce in Italia da genitori stranieri, il periodo minimo di residenza legale necessario per chiedere la cittadinanza al compimento dei diciotto anni passa da due a quattro anni. Non solo: chi vorrà ottenere il passaporto italiano dovrà superare un test di integrazione che verifichi la conoscenza delle leggi e delle norme del Paese, oltre a dimostrare un livello B1 di lingua italiana. Un esame che, nelle intenzioni del Carroccio, dovrebbe certificare una reale adesione ai valori e alla cultura nazionale.

Per i minorenni, le condizioni si fanno ancora più rigide. Sarà necessaria l’assenza totale di condanne penali per delitti non colposi, nessun procedimento in corso per reati della stessa natura e nemmeno l’applicazione della pena su richiesta delle parti. Inoltre, chi ha beneficiato del perdono giudiziale per delitti commessi nei tre anni precedenti non potrà accedere alla cittadinanza. Anche per gli adulti, oltre all’allungamento dei tempi di residenza e al test obbligatorio, vengono introdotte condizioni analoghe sul fronte penale.

Ma non è solo una questione di requisiti più severi per ottenerla. La proposta introduce anche nuovi casi di revoca della cittadinanza già acquisita. Morrone ha spiegato che si potrà perdere lo status di cittadino italiano in caso di condanna definitiva a una pena superiore ai cinque anni, oppure superiore ai tre anni se si tratta di reati legati alla violenza di genere. Inoltre, il tempo massimo entro cui si può revocare la cittadinanza viene ridotto: non più due anni dalla sentenza definitiva, ma fino a dieci.

C’è poi un altro fronte d’intervento: quello dei ricongiungimenti familiari. Qui la stretta è netta. La proposta esclude dal diritto al ricongiungimento chi “nella propria vita attiva non ha contribuito al progresso della comunità nazionale” e rischia di rappresentare “più un onere che un sostegno” in termini di prestazioni sociali. Tradotto: chi non lavora, non produce reddito o è considerato un peso per lo Stato non potrà riportare in Italia i propri familiari. Per rendere ancora più difficile l’accesso a questo diritto, l’importo minimo di reddito annuo richiesto viene triplicato. E per ogni familiare da ricongiungere sarà obbligatorio sottoscrivere un’assicurazione sanitaria.

Morrone ha anche parlato di “norme anti-maranza rivolte agli “immigrati di seconda generazione che cercano di sovvertire le regole”, un riferimento probabilmente alle baby gang e ai fenomeni di criminalità giovanile che coinvolgono ragazzi di origine straniera nati o cresciuti in Italia. Un punto che rivela l’intenzione del partito di legare la questione della cittadinanza a quella della sicurezza, tema centrale della retorica leghista.

Sardone ha ricordato che l’Italia è il Paese che rilascia più cittadinanze in Europa. Un primato che, secondo la Lega, va invertito. L’europarlamentare ha poi inserito la proposta nel contesto di un più ampio “pacchetto sicurezza 2” su cui il Carroccio vuole spingere prima della fine della legislatura, con un focus su permessi di soggiorno e cittadinanze visti come temi strettamente connessi alla sicurezza pubblica.

Resta da capire se gli alleati di governo sosterranno questa linea.