Da un lato un report che non fa sconti per nessuno, dall’altro un Governo che potrebbe fare molto di più per gli indigenti senza giri di parole e promesse da marinaio.
Un italiano su 10 è indigente! Da tempo vengono pubblicati resoconti sullo stato di povertà del nostro Paese anche da fonti istituzionali come l’ISTAT, l’istituto nazionale di statica. Ebbene i dati sono più che allarmanti. L’ultimo report in ordine di tempo è stato diffuso dall’Alleanza contro la Povertà. Si tratta di una rete di 35 organizzazioni nata nel 2013 con lo scopo di promuovere politiche pubbliche efficaci contro la povertà assoluta in Italia.
L’Alleanza sensibilizza l’opinione pubblica, monitora le politiche esistenti e propone interventi specifici, come il Reddito di Inclusione Sociale (Reis), per affrontare l’emergenza povertà nel paese. Ogni anno, in occasione della preparazione della Legge di Bilancio pubblica il suo report. Per la cronaca la Legge di Bilancio è lo strumento legislativo annuale con cui il Governo italiano presenta alle Camere le previsioni di entrata e spesa dello Stato e le misure per la politica economica e finanziaria del Paese, venendo poi approvato dal Parlamento entro il 31 dicembre di ogni anno.
Rispetto alle pubblicazioni precedenti il fenomeno è peggiorato. Il nuovo rapporto, presentato il 22 settembre scorso, evidenzia la crescita della povertà rispetto al passato con una novità, ossia si presenta in forme diverse. Da segnalare l’inerzia delle istituzioni, che primeggiano per retorica sofistica ma vuota di contenuti. I numeri parlano chiaro: 2,2 milioni di famiglie, pari all’8,4%, ossia 5,7 milioni di individui, vale a dire 1 persona su 10 è indigente. Non meno grave è la povertà infantile: 1 bambino su 7 vive al limite della sopravvivenza. Il prezzo più alto ricade sulle famiglie numerose, monoreddito o con un solo genitore e quelle straniere.
La povertà, ormai, riguarda tutta la società, perché è labile il confine tra chi è sull’orlo della miseria e chi vi è precipitato. Riguarda diverse generazioni e, secondo il report, si è inasprita per la mancanza di un serio sostegno pubblico e per l’inflazione che fa sentire i suoi morsi, che ha raso al suolo il già claudicante potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione. Il fenomeno in Italia presenta degli aspetti più critici rispetto al resto d’Europa. Ad esempio, coi dati aggiornati al 2022, in Germania il reddito era erogato al 6,4% dei cittadini, in Francia al 6,1%, in Grecia al 5,7.

Nel Belpaese i fortunati sono stati il 2,5%, una sorta di élite sociale! Il report non è solo un atto di denuncia, ma consiglia una serie di interventi. In primis, un reddito a carattere universale, utile per chi è escluso da qualsiasi misura di sostegno. Inoltre l’innalzamento del reddito per chi vive in affitto, rendere le modalità per la residenza degli stranieri meno vincolanti, adeguare i salari all’andamento dell’inflazione. Un altro intervento urgente proposto dall’Alleanza contro la povertà è il miglioramento dei servizi comunali e un percorso efficace tra reddito minimo e mercato del lavoro.
Con l’esclusione sociale sempre più dirompente, il fenomeno ha esteso i suoi tentacoli al ceto medio-basso. La classe politica fa finta di nulla, o molto poco, visto che alle chiacchiere non sono seguiti i fatti. Girando il capo dall’altra parte, ignora deliberatamente il fenomeno, evitando di affrontare una grave situazione, esprimendo una forma di disinteresse molto preoccupante.
Perché non prendersi cura di chi è ai margini, oltre ad essere deplorevole moralmente, rischia di compromettere le speranze delle giovani generazioni!