Il Bel Paese è fragile, parola di Google Maps

E come dargli torto? I grossi problemi idrogeologici dello Stivale sono noti da decenni ed è stato fatto poco o nulla per evitare le tragedie che, ogni anno, si ripetono puntualmente.

Il territorio italiano è molto vulnerabile: lo ha confermato Google Maps! Che la struttura geologica del territorio italico sia fragile lo confermano, ahinoi, ogni anno e a più riprese, le varie frane, smottamenti di terreni. Per tacere delle scosse telluriche che sono diventate quotidiane, ormai, in alcune zone come la solfatara di Pozzuoli, in Campania. Questo quadro fosco è visibile dalle immagini di Google Maps, apparso sulla terra nel lontano 2005 per strabiliare la nostra quotidianità.

Si tratta, com’è noto, di un servizio di mappatura e navigazione di Google che fornisce mappe stradali, immagini satellitari, informazioni sul traffico in tempo reale, indicazioni e dettagli su punti di interesse, attività commerciali e trasporti pubblici. È che cosa si chiede di più alla vita? Abbiamo il paradiso in terra! Grazie a questo strumento è possibile confrontare gli stravolgimenti del territorio nel corso degli anni, una sorta di stato di salute della nostra penisola. E ci si rende conto che al peggio non c’è mai fine. Il fatto che il fenomeno non riguarda solo l’Italia è una magra consolazione, anzi peggiora la prima impressione.

I ghiacciai sono in coma non solo sulle nostre montagne, ma in tutto il mondo. Inoltre, tra fine di luglio e inizio di agosto di quest’anno, si sono verificati dei crolli multipli di roccia da Cima Falkner, nel gruppo delle Dolomiti del Brenta, interessando sia il versante occidentale che quello orientale. L’evento ha causato la chiusura immediata di tutti i sentieri e le vie alpinistiche della zona, oltre all’evacuazione degli escursionisti. I sopralluoghi hanno evidenziato che la montagna è interessata da un fenomeno di instabilità in corso, legato alla possibile degradazione del permafrost (terreno o roccia permanentemente congelato a 0°C o a temperatura inferiore), con una massa potenzialmente instabile di circa 700.000 metri cubi, a causa dei cambiamenti climatici.

Le tragedie si ripetono puntualmente ogni anno

Il fenomeno si sta diffondendo in maniera irresistibile da interessare anche le coste. Al punto che gli esperti prevedono tra 75 anni la scomparsa delle spiagge sabbiose. Nella nostra penisola il deterioramento delle coste sarà più suscettibile di eventi negativi, sia per la sua conformazione geografica che per il clima estremo. Inoltre dalla fusione dei ghiacciai da cui deriva l’innalzamento del mare che provoca frequenti mareggiate. Questa situazione mette a forte rischio la biodiversità marina, col 25% di specie animale in pericolo.

Su questo processo ha inciso molto l’urbanizzazione selvaggia delle città, con un consumo di suolo pari a quasi 19 ettari al giorno. Ma la politica, nonostante i dati a disposizione consiglino il contrario, continua a sostenere la costruzione di nuovi cantieri per qualsiasi evento, a vantaggio dei soliti “amici costruttori” che in cambio elargiscono congrue mazzette o finanziamenti alle campagne elettorali, vedi il recente “caso Milano”.

Ci sarebbe bisogno di una politica con una “visione del futuro” e che lotti contro la parcellizzazione e la disgregazione sociali, effetti delle crisi geopolitiche, climatiche ed economiche, che stanno stritolando l’umanità intera. Una politica che affermi la cooperazione, il legame sociale, la socialità e la condivisione. Ma sembra che orizzonti di questo tipo non siano nelle corde delle istituzioni nazionali, europee e mondiali. Poveri noi!