Milioni di bimbe costrette al matrimonio

Il terribile fenomeno non è solo appannaggio del continente africano e asiatico ma anche delle nostre periferie, in maniera comunque ridotta ma altrettanto devastante.

Le spose bambine: un fenomeno aberrante. Nel mondo ci sono 12 milioni di bambine che sono costrette a sposarsi, ad un’età in cui dovrebbero pensare ad altro. Si tratta di un fenomeno dannoso per lo sviluppo delle malcapitate e di una vera e propria violazione dei diritti umani. Secondo i dati diffusi da “Child Marriage Monitoring Mechanism”, un’iniziativa sorta per promuovere l’uso dei dati nell’ambito dell’impegno per l’eliminazione del matrimonio infantile, i matrimoni di cui almeno uno dei due partner è minorenne, spesso una ragazza, sono il 18,6%, mentre quelli al di sotto dei 15 anni sono il 4,3 % a livello mondiale.

L’Africa subsahariana e l’Asia, sono le aree più colpite dove il fenomeno è inasprito da problemi atavici, quali alta mortalità materna e infantile, analfabetismo e scarsa nutrizione. Anche se le istituzioni internazionali stanno facendo molto per debellare un problema che affonda le sue radici in antiche tradizioni culturali, le stime parlano, entro il 2030, di più di 159 milioni di ragazze che andranno in spose prima dei 18 anni. Il fenomeno è esacerbato da crisi sanitarie, sociali, guerre, cambiamento climatico. Un contesto che considera il matrimonio precoce una sorta di investimento per il futuro.

Nel Bel Paese, pur in presenza di una legislazione che vieta il matrimonio prima dei 18 anni, non esistono statistiche nazionali sul fenomeno, se non quelle frutto di studi circoscritti e di inchieste giornalistiche. Nelle periferie urbane invece il fenomeno è serpeggiante e rappresenta, comunque, la spia di un fatto sociale che è presente ma che emerge a fatica, se non grazie alle denunce di parenti e vicini. L’humus sociale in cui si sviluppa il matrimonio prematuro è costituito da miseria materiale e sociale e da violenza duratura. Inoltre, sono assenti informazione di qualsiasi tipo sulla sessualità, gravidanza, aborti.

Un fenomeno aberrante presente ancora nelel nostre periferie. Foto Vatican News

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), annualmente, si verificano 70 mila decessi in età adolescenziale a causa delle gravidanze, problema reso ancora più grave dall’altra aberrante tradizione, ossia le mutilazioni genitali femminili. A questi dati agghiaccianti si aggiungono quelli relativi all’alta percentuale di morti dei bambini nati da madri minorenni. Coloro che sopravvivono sono più soggetti a problemi di ritardo cognitivo o di denutrizione. Malgrado la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza preveda il divieto dei matrimoni precoci, a livello globale il quadro normativo manca di organicità.

In molti Paesi la legge prevede ancora il matrimonio precoce, pur con vari distinguo, a conferma della resistenza di una tradizione dura a morire. I miglioramenti si sono verificati tra le fasce sociali più ricche, non solo dal punto di vista economico ma di opportunità di conoscenze e di scelta. Tuttavia le disparità sono ancora notevoli. Le leggi ad hoc possono essere utili anche solo come deterrenza, però si avverte forte l’esigenza di interventi qualitativi delle istituzioni internazionali per l’attuazione di una politica sociale ed educativa mirate.

La povertà da debellare, l’accesso universale alla salute e all’istruzione, miglioramento economico, tutela da violenze ed emarginazioni. Solo in questo modo si potrà sperare di marginalizzare un fenomeno abnorme, che di culturale non ha nulla. Perché qualsiasi tradizione che viola i diritti fondamentali, non ha diritto di esistere.