Welfare nel mondo del lavoro, priorità sindacale

Fulvio Furlan ribadisce il concetto di benessere nei comparti produttivi ma stare bene sul luogo di lavoro comporta anche obblighi oltre che la difesa dei diritti.

Milano – Durante l’ultima puntata della trasmissione “Benessere Lavoro Sì Subito!”, il segretario generale di UILCA, Fulvio Furlan, la segretaria organizzativa di UILCA Lombardia, Claudia Dabbene, e il presidente dell’associazione nazionale Medici d’Azienda e Competenti (ANMA), Pietro Antonio Patanè, hanno lanciato un messaggio sulle condizioni di “benessere” vissute nei luoghi di lavoro, in particolare nei settori bancario e assicurativo.

Nel suo intervento, Fulvio Furlan ha sottolineato come il benessere lavorativo non sia più una tematica accessoria, ma una priorità sindacale, strettamente connessa alla qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori: “Le dinamiche aziendali votate esclusivamente al profitto stanno generando livelli di stress inaccettabili, con gravi conseguenze sulla salute delle persone e sull’efficienza complessiva delle organizzazioni”.

Claudia Dabbene ha posto l’attenzione sul tema delle pressioni commerciali, spiegando come queste si traducano in pratiche organizzative e comportamentali dannose: “Riunioni continue, richieste incessanti, obiettivi irrealistici e responsabilità scaricate in modo indiretto alimentano ansia, insicurezza e senso di inadeguatezza. I lavoratori arrivano a normalizzare lo stress, e questo è un campanello d’allarme gravissimo”.

Dal punto di vista sanitario, Patanè ha evidenziato come lo stress lavoro-correlato sia oggi uno dei rischi meno affrontati in modo serio: “Troppe aziende fanno autovalutazioni di comodo. È tempo di inserire con sistematicità psicologi del lavoro ed ergonomi nei processi di valutazione e prevenzione”.

Ha inoltre sottolineato il valore dell’accomodamento ragionevole come buona prassi da diffondere per gestire i casi di fragilità lavorativa, tutelando dignità, salute e produttività.

Durante la trasmissione, il conduttore Max Viggiani ha posto a Furlan una domanda incisiva:
Secondo lei, la politica realmente si spende per risolvere questi problemi, o lo fa solo in periodo pre-elettorale? Esiste un confronto reale con le istituzioni per dare risposte ai lavoratori?”.

La risposta del segretario UILCA è stata netta: “Credo che la politica debba fare un salto di qualità. Paradossalmente, proprio in campagna elettorale non si parla mai del sistema bancario. Poi però, si interviene con forza – anche con strumenti come il Golden Power – in operazioni come quella tra MPS e Mediobanca, senza alcun confronto pubblico. Questo tipo di interventi non sono neutri: producono effetti su assetti societari, azionari e, soprattutto, sulle vite dei lavoratori e dei territori”. Furlan ha poi rilanciato la proposta sindacale: “Serve una visione strategica, un’architettura del settore bancario che sia coerente con la sua centralità economica e sociale. Il sistema bancario deve tornare a essere motore di sviluppo e coesione. Purtroppo, questa visione oggi manca”.

Un altro tema affrontato da Furlan è stato quello della chiusura degli sportelli bancari, soprattutto nelle aree interne e fragili del Paese: “Non possiamo più accettare che il criterio unico sia la redditività. Le banche devono garantire accessibilità ai servizi, altrimenti si indeboliscono le comunità e si aumenta la pressione su chi resta. È una questione di giustizia sociale”.

Tra le proposte concrete, Furlan ha evidenziato la necessità di attivare al più presto un’indagine di clima di settore, condotta da un ente terzo e autorevole; utilizzare la cabina di regia prevista dal contratto nazionale per monitorare gli impatti delle trasformazioni tecnologiche; ed investire in formazione e nuove competenze per affrontare i cambiamenti in corso nel settore bancario.

In chiusura, tutti gli ospiti della puntata hanno lanciato un appello: Ai lavoratori: “Segnalare è un diritto, non una colpa”; alle aziende: “Etica e benessere generano valore e produttività”; e alle istituzioni: “Serve una strategia sistemica, non interventi frammentari o estemporanei”.