Aspettativa di vita: è davvero in aumento o la salute globale sta rallentando?

Nonostante i progressi della medicina, nuovi studi mostrano un rallentamento della speranza di vita in molti Paesi, a causa di pandemia, cattive abitudini e carenze nella sanità pubblica.

Oggi c’è una convinzione molto diffusa tra l’opinione pubblica, ossia che l’aspettativa (o speranza) di vita sia cresciuta rispetto al passato. Secondo qualsiasi manuale di demografia, l’aspettativa di vita è definita come “il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere a partire dalla nascita”. È un indicatore demografico che riflette le condizioni di salute, sociali e ambientali di una popolazione. In altre parole, è una stima della durata media della vita di un individuo in un determinato contesto. 

Le continue novità della medicina e della farmacologia, associate alla sanità pubblica, sono stati i fattori determinanti che hanno reso, soprattutto nel secolo scorso, possibile la crescita della speranza di vita. Tuttavia, secondo gli esperti, il trend si è interrotto tra il 2011 e il 2019.

L’alimentazione malsana, la poca attività fisica e l’obesità, a cui si è aggiunta la pandemia, hanno provocato una contrazione dell’aspettativa di vita tra il 2019 e 2021.

I Paesi del Nord-Europa sono riusciti a restare costanti, malgrado la pandemia. Al contrario, in molti altri Paesi le malattie cardiovascolari e quelle oncologiche hanno inciso molto sulla frenata della speranza di vita. Uno studio a cura dell’Università dell’East Anglia, Regno Unito, ha evidenziato che l’alimentazione malsana, la poca attività fisica e l’obesità, a cui si è aggiunta la pandemia, hanno agito come moderni cavalieri dell’apocalisse provocando una contrazione dell’aspettativa di vita tra il 2019 e 2021. Altre cause emerse sono state la pressione alta e il colesterolo. Nemmeno i miglioramenti dei farmaci hanno inciso granché, in quanto i trattamenti si sono rivelati insufficienti a controllare gli elementi di rischio. Per quanto riguarda il Belpaese, gli studiosi ritengono che se l’aspettativa di vita è tra le più alte a livello globale, questo è spiegabile per il buon sistema sanitario e un modo di vivere salubre.

Si dice spesso che superare gli 80 anni o i 90 non sia così difficile, basta tenere sotto controllo la salute. Ma è vero?

Però, tra il 2019 e il 2021 il rallentamento dell’aspettativa di vita è stato evidente, determinato da una forte riduzione della medicina oncologica e cardiovascolare. Il Covid-19 sicuramente ha recitato un ruolo significativo, ma anche la mancanza di investimenti in sanità pubblica e nella prevenzione. Un altro refrain che si sta imponendo come un tormentone suggerisce che superare gli 80 anni o i 90 non è così difficile, basta tenere sotto controllo la salute. La scoperta dell’acqua calda, espressione idiomatica che sorprende non poco perché sortita da menti sopraffine!

Comunque uno studio condotto negli USA nel 2024 ha esaminato le abitudini di vita di oltre 276 mila veterani tra i 40 e i 99 anni nei confronti di “otto condizioni salutari”: seguire una dieta sana, fare regolare attività fisica, dormire bene, gestire lo stress, avere relazioni forti e non fumare, non abusare di oppioidi e non eccedere nel bere. Una vita quasi… monacale e soddisfarle tutte non poteva che fare bene alla salute delle persone e aumentare la loro speranza di vita. Al contrario di coloro più superficiali nella condotta di vita.

I Paesi che hanno attuato buone politiche sanitarie hanno mostrato di essere più resilienti rispetto ai possibili traumi. Il Nord Europa, Norvegia, Islanda, Svezia, Belgio, Danimarca, infatti hanno confermato una buona aspettativa di vita anche dopo il 2011, considerato un anno spartiacque. L’Inghilterra, invece ha registrato un pessimo risultato. Mentre l’Italia si è barcamenata, anche se negli ultimi tempi le crepe del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sono sempre più profonde a conferma della politica di smantellamento della sanità pubblica.