Un team dell’Accademia delle Scienze di Pechino ha sviluppato un sensore basato su ossido di grafene e intelligenza artificiale, capace di riconoscere i sapori con il 90% di accuratezza.
Ormai le novità dell’Intelligenza Artificiale (IA) sono all’ordine del giorno. Non si fa in tempo a recepirne una, ecco che ne spunta immediatamente un’altra. E’ il caso di un nuovo dispositivo venuto alla luce dalla combinazione tra l’IA, ormai diventata come il prezzemolo presente ovunque e il grafene, un materiale composto da un singolo strato di carbonio noto per le sue eccezionali proprietà meccaniche, elettriche e termiche. Si sta studiando, infatti, il “palato elettronico”, grazie agli studi dell’Accademia delle Scienze di Pechino, Cina.
Si tratta di un dispositivo da utilizzare al posto del palato umano per individuare i vari gusti dei sapori, acidi, salati e dolci. Si pensa che possano contribuire a ritrovare il senso del gusto ai pazienti che hanno subito danni neurodegenerative e lo hanno perso. Grazie al grafene si possono produrre sensori chimici, progettati per identificare e misurare la quantità di una determinata sostanza chimica in un ambiente, che può essere un gas, un liquido o un solido. Nel caso in questione ha modificato la conduttività elettrica ed è stato in grado di riconoscerla.

Lo studio cinese è stato pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS), una rivista scientifica multidisciplinare statunitense che pubblica lavori che spaziano dalle scienze biologiche a quelle fisiche e sociali. Gli scienziati cinesi hanno utilizzato l’ossido di grafene, un derivato che si lega con l’acqua e offre la possibilità al sensore di operare in contesti di umidità allo scopo di ripetere le condizioni che si verificano nel cavo orale umano.
E’ stato prodotto un componente elettronico formato di memoria e resistenza, capace di trasformare la propria elettricità e di “ricordare” gli stati elettronici “vissuti” durante il percorso. Questo miracoloso (!) congegno si rapporta con le sostanze chimiche, cambia la resistenza elettrica e il risultato di questo processo viene comunicato all’IA. Quest’ultima essendo dotata di qualità intellettuali… sopraffine cosa fa? Ovvio, attraverso i suoi strumenti ermeneutici, coi quali è assurta al prestigioso ruolo di “Regina dell’Interpretazione”, dopo un’attenta e rapida analisi è capace di assegnare un sapore, che resta indelebile nel sensore a imperitura memoria! Che si vuole di più dalla vita? Siamo o non siamo spettatori di un avvenimento prodigioso che rimarrà negli annali della storia?

L’entusiasmo per l’avvenimento viene un po’ placato, dal fatto che gli stessi scienziati hanno avvertito che ci si trova ancora nelle fasi iniziali della scoperta, c’è bisogno, quindi, di nuovi esperimenti per stabilirne la certezza. Comunque, in pratica, si può affermare che l’esperimento è riuscito. Ha infatti confermato le attese degli autori. Il meccanismo elettronico, fornito di tutti gli “arnesi” in grado di riconoscere le varietà di sapori, è stato capace di farlo per ben il 90% dei casi, quando ha avuto a che fare con essi. Addirittura, è stato anche selettivo, riconoscendo non solo il dolce e salato, considerati sapori semplici, ma anche quelli complessi del caffè o della Coca-Cola. Pur essendo di fronte, per il momento, ad un “modello di prova”, lo scopo è di rendere il dispositivo impiantabile nel cervello umano. Se può portare benefici a chi soffre di malattie neurodegenerative, resta un po’ di amarezza malinconica nel constatare che un dispositivo possa sostituire il gusto del palato che è unico e irripetibile. E’ l’IA, bellezza!