Con l’Intelligenza Artificiale avremo più “tempo liberato” dal lavoro. Sarà vero?

Dal Politecnico di Milano ad Amazon, il “tempo liberato” dall’IA finisce spesso nelle mani dei datori di lavoro.

Con l’irruzione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nella vita delle persone e nei processi sociali, gli esperti sostengono che si avrà più tempo a nostra disposizione, perché le incombenze cicliche e monotone saranno svolte dall’”ultima arrivata”. Ma di tempo liberato, a dire il vero, se ne parlava a iosa già quando Internet decise di farci compagnia. Con l’espressione “tempo liberato” ci si riferiva al tempo che una persona può gestire liberamente, non vincolato da obblighi lavorativi, scolastici o impegni domestici. È il tempo dedicato ad attività scelte autonomamente, per svago, riposo o crescita personale. Non è tempo vuoto, non occupato, ma un periodo che viene dedicato ad attività scelte autonomamente senza obblighi alcuni dell’individuo. 

Si sosteneva che le nuove tecnologie avrebbero innescato questo processo positivo, perché ci si poteva dedicare al proprio benessere fisico e mentale. Non è mai stato del tutto chiaro in che modo questo “miracolo” avesse potuto realizzarsi, rimanendo incollati a un qualsiasi device elettronico h24. Forse tempo liberato da faccende che si facevano prima e che ora venivano svolte dalla tecnologia per impiegarlo nell’adorazione del totem internet. Non si è trattato di una gran bazza.

L’Imtelligenza Artificiale farebbe risparmiare tempo. Ma ne siamo sicuri?

Ora l’entusiasmo pare essere ritornato con l’IA. Secondo alcuni calcoli condotti dal Politecnico di Milano, con l’utilizzo della nuova dea, l’IA, sul lavoro, si arrivano a risparmiare 50 minuti. Google, addirittura ha dichiarato che per attività di amministrazione in un anno le ore risparmiate saranno 122 in un anno. “Corbezzoli!”, esclamava Totò, per non utilizzare un linguaggio scurrile! Per non parlare della programmazione informatica, in cui le ore risparmiate sono ancora di più.

Che se ne fa l’homo technologicus di tutto questo tempo a disposizione? Pare che il 60% delle persone impiega il tempo in più per lavorare di più, con alta produttività. Il 44%, invece, si dedica ad attività extralavorative. Oppure nel socializzare coi colleghi o acquisire nuove competenze. Si tratta di lavoratori quasi integerrimi, in quanto secondo un sondaggio dell’Università di Losanna, Svizzera, l’83% ha candidamente dichiarato di aver sprecato il tempo in più per attività banali. Forse non si è abituati a disporre di un tempo da utilizzare con autonomia.

Secondo uno studio, il 60% delle persone impiega il tempo in più per lavorare di più, con alta produttività. Quindi a vantaggio dell’azienda, non di se stesso.

Anche il tempo libero in fondo, quello non occupato in obblighi lavorativi o scolastici, come le agognate ferie, in realtà è scandito dai ritmi della produzione. Forse si tratta di una pia illusione. Si finirà che il tempo a disposizione sarà riempito da altro lavoro a vantaggio delle aziende. Altro che tempo liberato dal lavoro, ci si ritroverà a essere spremuti fino all’ultima goccia come  limoni!

Ad esempio questo processo si è già affacciato in Amazon, multinazionale dell’e-commerce, in cui grazie (sia fa per dire) all’IA si svolge il lavoro in meno tempo di prima. Ma i lavoratori il tempo maggiore in loro possesso lo hanno impiegano per lavorare di più in nome della produttività. E’ chiaro che se l’IA è stata pensata per il benessere della collettività, il cosiddetto tempo liberato dovrebbe appartenere ai lavoratori che ne fanno l’uso che credono, senza fornire spiegazioni a chicchessia o, meglio, dar conto a chi decidono loro. Ed invece le avvisaglie vanno in tutt’altra direzione: il tempo liberato sta andando a favore dei datori di lavoro. Ad essere ingannati sono sempre gli stessi, i lavoratori. Per avere un autentico tempo liberato, esiste una sola soluzione: abolire il lavoro!

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