Liste d’attesa infinite e carenza di risorse nel SSN alimentano i profitti della sanità privata. E chi non ha soldi? Non si cura più.
E’ da anni che il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha imboccato una brutta china. Le dolenti note sono conosciute a tutti i cittadini perché le vivono sulla propria pelle. Liste d’attesa lunghissime, mancanza di personale e di risorse finanziarie, stipendi bassi, pazienti che sostano per ore se non per giorni, a volte, nei pronti soccorso accatastati come merce qualsiasi senza alcun rispetto della dignità umana. Sono questi i tratti peculiari della situazione sanitaria nazionale e, all’orizzonte, non si vedono vie d’uscita. Però mentre c’è chi soffre, c’è anche chi si arricchisce.
Uno studio del centro studi di Mediobanca, la nota banca d’investimenti italiana, ha mostrato che i profitti dei gruppi della sanità privata sono aumentati del 15,5% in 5 anni, pari ad oltre 12 miliardi di euro. I motivi dipendono proprio dalla crisi del settore pubblico che ha portato l’84% di cittadini a optare per il privato e un 13%, addirittura, rifiuta le cure perché non sa a quale santo votarsi.

Per tacere del girone infernale che si è costretti ad attraversare quando bisogna prenotare una visita, con liste d’attesa sospese sine die e numeri di telefono dei centri di prenotazione praticamente irraggiungibili. Infatti, si resta lì anche per ore a sentire prima quella urticante litania dei vari numeri da digitare per parlare col servizio desiderato e poi quelle irritanti musichette fino a quando non… cade la linea e buonanotte ai suonatori!
Da una recente indagine di Altroconsumo -la più grande associazione di consumatori in Italia, con oltre 50 anni d’esperienza sul groppone, il cui scopo è di informare, tutelare e rappresentare i consumatori-è emerso che il 60% degli italiani ignora che esistono tempi massimi, stabiliti per legge, per avere una visita medica. Ma il mal vezzo tipicamente italiano la fa da padrone nell’amministrazione pubblica, per cui le regole vengono disattese, per il 52% se si tratta di visite mediche e per il 36% di esami.

La spesa media effettuata dai cittadini per la sanità privata è stata di 138 euro. Secondo Altroconsumo, inoltre, affinché la disparità di investimenti tra pubblico e privato sia annullata, sono necessarie risorse per circa 70 miliardi di più all’anno. Praticamente impossibile, visto che il tema che più attrae i nostri governanti è destinare il 5% del Prodotto Interno Lordo (PIL), ossia la ricchezza prodotta da uno Stato, alla difesa! Ancora una volta si conferma che “debito pubblico vuol dire ricchezza privata”.
Si tratta di due concetti fortemente connessi, perché alla crescita dell’uno corrisponde quella dell’altra. Il primo è l’ammontare che uno Stato ha preso in prestito e deve restituire, la seconda indica le risorse finanziarie e patrimoniali possedute da un cerchio sempre più ristretto di cittadini.
Lo stesso concetto, per estensione, può essere applicato alla sanità pubblica. E’ proprio la crisi di quest’ultima, forse l’esito finale di una precisa politica sanitaria a vantaggio dei grandi gruppi privati, ad alimentarne le casse. La sanità pubblica, ormai, è…privata di qualsiasi condizione per sostenersi, nel senso di espropriata, spogliata, defraudata. La sanità privata, intesa nel senso letterale del termine, viene foraggiata come riconoscenza delle laute risorse elargite per finanziare le campagne elettorali prima e condizionare la politica poi!