Tra aspettative deluse e rivoluzione digitale, i Millennials scoprono che crescere ha un prezzo.
I Millennials noti come Generazione Y, sono le persone nate tra i primi anni ’80 e la metà degli anni ’90. Questa generazione, caratterizzata dall’essere cresciuta con l’avvento di Internet e della tecnologia digitale, è diventata maggiorenne nel nuovo millennio. Per gli studiosi del costume sociale costituiscono una generazione che si è trovata coinvolta in una profonda trasformazione tecnologica e culturale, che ha plasmato il loro modo di vivere, lavorare e consumare.
Per essere stati baciati dalla Dea Bendata di aver vissuto il privilegio di essere la generazione che ha potuto assistere ai primi vagiti della rivoluzione digitale, si sono sentiti “eternamente giovani”. Nel senso che avendo preso immediatamente confidenza con la tecnologia, rispetto alle generazioni precedenti, lo stato d’animo giovanile si è trasformato in stile di vita duraturo, grazie ad un atteggiamento sempre attivo, curioso, positivo, entusiastico, con tanta voglia di scoprire il “nuovo”.

Sono stati definiti tetragoni e risoluti perché mostravano di non cedere di fronte alle difficoltà, pressioni o tentazioni, simile a una solida figura geometrica a quattro lati che non può essere facilmente rovesciata. Eppure nonostante questi requisiti, la loro struttura della personalità ha cominciato a mostrare le prime crepe, una sorta di crisi di mezz’età.
Avvertita forse più delle generazioni precedenti, sicuramente in modo diverso. Forse perché con tutti gli input a cui sono stati sottoposti, si ha la forte sensazione di non essere riusciti nella vita. Sicuramente le trasformazioni sociali causate dalla tecnologia sono state come uno tsunami. Una volta, secondo l’immaginario collettivo, la crisi di mezza età riguardava una persona di sesso maschile che iniziava a fare acquisti giovanili, come un’auto sportiva e, immancabilmente, cercare di farsi un’amante più giovane.

La crisi della Generazione Y non riguarda i tempi del furore giovanilistico, ma piuttosto la consapevolezza che gli obiettivi prefissati non sono stati tutti raggiunti anche perché la realtà si è rivelata più dura di quanto si potesse immaginare. Una generazione che, forse, ha preteso molto da sé stessa, tralasciando la cura interiore. Trovandosi tra l’incudine e il martello, tra la vecchia generazione e la nuova era, l’impatto è stato pesante e se, da una parte si è presentata una tale possibilità di strumenti come mai fino ad allora, dall’altra, forse, il fardello delle trasformazioni è stato troppo oneroso da sopportare e, ora la vita presenta il conto. L’epoca in cui viviamo è dominata da una forma di falsa gioventù, procrastinata spostando in avanti la fase dell’età adulta, come afferma il filosofo Leonardo Caffo nel suo saggio “Essere giovani”.
Più che pensare perennemente al “senso della vita”, concetto su cui hanno concentrato tutte le loro energie intellettuali migliaia di studiosi nel corso dei secoli, senza essere giunti ad una definizione accettata da tutti, si deve decidere ad un certo punto della nostra esistenza di iniziare a vivere realmente. E, forse, bisogna essere dotati di questa semplice “capacità”, necessaria per invecchiare bene. O almeno si spera!