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Ossa nell’ascensore del San Camillo: e se fossero di Emanuela Orlandi?

Indagini in corso a Roma dopo il macabro ritrovamento. L’avvocata della famiglia Orlandi: “Solo suggestioni, ma la Procura ha il Dna”. Diposti i test.

Roma – Di chi sono i resti umani ritrovati all’interno dell’ascensore di un padiglione dismesso del San Camillo di Roma? È la domanda a cui gli inquirenti proveranno a rispondere grazie agli esami scientifici disposti dalla Procura della Repubblica, tra cui l’analisi del DNA, la datazione delle ossa e l’identificazione di elementi utili come età, sesso, traumi e cause della morte.

Il giallo del padiglione Monaldi

Le ossa, in avanzato stato di decomposizione, sono state trovate lo scorso 24 luglio da un operaio impegnato nei lavori di ristrutturazione del padiglione Monaldi, in abbandono da anni. Erano tra i rifiuti accumulati nel vano ascensore. Subito dopo il ritrovamento sono intervenuti i carabinieri e la scientifica, che hanno transennato e messo sotto sequestro l’area.

Anche il Dna di Emanuela Orlandi tra quelli da confrontare

Tra i possibili profili da escludere con il confronto genetico c’è anche quello di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa nel 1983 e mai ritrovata. A confermarlo è stata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi: «Parliamo di suggestioni – ha dichiarato a Fanpage.it – ma la Procura possiede già il profilo genetico di Emanuela e può effettuare eventuali comparazioni».

Tante domande a cui rispondere

Le domande aperte sono numerose: da quanto tempo quelle ossa erano lì? Chi ce le ha portate e perché? Come mai nessuno se ne è accorto fino a oggi? Si tratta di un tentativo di occultamento di cadavere? O è una vicenda più antica, rimasta sepolta dal tempo e dall’incuria?

A fornire alcune risposte sarà l’esame del medico legale, incaricato di estrapolare il DNA e di analizzare ogni possibile indizio nascosto nei resti scheletrici.

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