Distrutta una delle quattro lapidi sul Lungotevere: l’atto vandalico è stato compiuto sotto il monumento dove Matteotti fu rapito nel 1924. Tajani: “Un atto grave, da condannare”. Il Pd: “Serve una reazione forte del Governo”.
Roma – Nella notte è stata distrutta una delle quattro lapidi in marmo collocate alla base del monumento dedicato a Giacomo Matteotti, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, nei pressi del luogo in cui il deputato socialista fu sequestrato dai fascisti il 10 giugno 1924, prima di essere brutalmente assassinato.
A dare l’allarme, questa mattina, alcuni passanti. La lapide danneggiata, frantumata in diversi pezzi, è stata ritrovata sul ciglio della strada. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione Flaminia, che hanno effettuato un sopralluogo e avviato i rilievi tecnico-scientifici.
Un gesto simbolico e inquietante
La lapide si trovava ai piedi del monumento bronzeo realizzato nel 1974 dallo scultore Jorio Vivarelli, opera simbolica che ricorda la figura di Matteotti e il suo ultimo atto di coraggio civile. Sull’opera è incisa una delle sue frasi più celebri: “Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai”,
pronunciata nel suo discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati, durante il quale denunciò apertamente i brogli elettorali del Partito Fascista. Pochi giorni dopo, venne rapito da una squadra di sicari fascisti. Il suo corpo venne ritrovato solo il 16 agosto alla macchia della Quartarella, poco fuori Roma.
Condanna e sdegno
“Danneggiare la lapide di un italiano caduto per la libertà è un atto grave. Un attacco alla sua memoria che abbiamo l’obbligo di condannare”. Così ha scritto su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, esprimendo sdegno per l’atto vandalico.
Ferma anche la reazione del deputato Pd Roberto Morassut, che ha parlato di “ennesimo sfregio nei confronti di un padre della Patria e simbolo dell’antifascismo. Chiediamo al Governo di esprimere parole di condanna altrettanto forti”.
Non è il primo caso di polemica o danneggiamento legato alla memoria di Matteotti. Nel 2023, aveva fatto discutere la richiesta da parte dei residenti di un condominio in via Giuseppe Pisanelli 40 – dove il politico visse – di modificare la lapide commemorativa affissa dal Comune di Roma, eliminando il riferimento al fascismo come causa della sua morte, per timore di ritorsioni.
Una scelta che già allora sollevò proteste nel mondo politico e culturale, in quanto segno di un clima di rimozione storica e di mancata tutela della memoria democratica.