Lo scandalo dei vaccini che nessuno vuole raccontare

L’Italia vincolata a contratti miliardari firmati durante l’emergenza pandemica per milioni di dosi destinate a rimanere inutilizzate nei magazzini governativi fino al 2026.

Un’inchiesta giornalistica ha sollevato il velo su quello che potrebbe essere definito uno dei più grandi sprechi di denaro pubblico degli ultimi anni. L’Italia, nonostante la pandemia di COVID-19 sia ormai considerata superata, continua a essere vincolata da contratti farmaceutici che la obbligano ad acquistare milioni di dosi di vaccino destinate a rimanere inutilizzate.

I numeri fanno impressione: fino al 2026, il nostro Paese dovrà acquistare 36 milioni di dosi Pfizer al costo di 17 euro ciascuna, per un totale di oltre 600 milioni di euro. Si tratta di 12 milioni di dosi all’anno che, con tutta probabilità, finiranno nei magazzini insieme alle altre già accumulate.

Il magazzino dell’assurdo

La situazione attuale è già critica. Nei depositi italiani giacciono circa 21 milioni di dosi di vaccino, di cui ben 16 milioni non aggiornate alle varianti più recenti del virus. Questi vaccini, ormai obsoleti dal punto di vista sanitario, rappresentano un investimento di centinaia di milioni di euro completamente sprecato.

Ma la questione non finisce qui. L’Italia ha già dovuto distruggere 46,8 milioni di dosi scadute, per un valore che supera i 700 milioni di euro. Vaccini acquistati, pagati, conservati a costi elevati e infine buttati senza essere mai stati utilizzati.

Il ricatto contrattuale

La vera beffa emerge quando si considera l’impossibilità di uscire da questi accordi. Anche volendo disdire i contratti, l’Italia sarebbe comunque obbligata a pagare una penale di 10 euro per dose a Pfizer. Un meccanismo che, di fatto, rende impossibile liberarsi da questi vincoli economici senza subire perdite ancora maggiori.

Oltre al costo d’acquisto, c’è anche quello della conservazione. Mantenere questi vaccini nei magazzini costa al contribuente italiano quasi 400.000 euro al mese. Soldi che escono dalle casse pubbliche per conservare prodotti che, molto probabilmente, non verranno mai utilizzati.

Il costo totale dell’operazione ammonta a 4,5 miliardi di euro, una cifra che include gli acquisti già effettuati, quelli futuri obbligatori e i costi di gestione. Per dare un’idea dell’entità dello spreco, questa somma equivale a circa la metà del budget annuale del Ministero dell’Istruzione.

Il ministro Schillaci

L’Italia non è sola in questa situazione. L’intera Unione Europea si trova alle prese con contratti farmaceutici stipulati durante l’emergenza pandemica che oggi si rivelano eccessivamente onerosi. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, insieme ai colleghi di altri Paesi europei, ha fatto pressione sulla Commissione UE per rinegoziare gli accordi con Pfizer, ottenendo solo risultati parziali.

Questa vicenda solleva interrogativi importanti sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sui meccanismi di controllo degli appalti pubblici. I contratti furono siglati in una fase di emergenza, quando la priorità era garantire la disponibilità di vaccini a qualunque costo. Tuttavia, la mancanza di clausole di uscita flessibili e la durata eccessivamente lunga degli accordi dimostrano una preoccupante mancanza di lungimiranza.

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