41bis

Affettività anche al 41bis: la Cassazione accoglie il ricorso del boss Davide Emanuello

La Suprema Corte conferma il diritto ai colloqui visivi con i congiunti, anche se la relazione è nata in carcere. Una decisione destinata a fare giurisprudenza nel regime del carcere duro.

Una sentenza destinata a fare storia nel sistema carcerario italiano: anche i detenuti al 41bis hanno diritto all’affettività, ovvero ai colloqui visivi e riservati con i propri congiunti, anche se la relazione è iniziata durante la detenzione. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dal boss di Cosa Nostra Davide Emanuello, in carcere da trent’anni e detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

Emanuello aveva richiesto di poter incontrare Clare Holme, 55enne italo-britannica con cui intrattiene una relazione dal 2008, iniziata con uno scambio epistolare. La richiesta era stata respinta dalla direzione del carcere e poi accolta dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari, sulla scorta della sentenza della stessa Cassazione che a gennaio 2024 aveva stabilito il diritto all’affettività per i detenuti. Il Ministero della Giustizia si era opposto, ma la Suprema Corte ha confermato la decisione di merito.

Il regime del 41bis, riservato ai detenuti per reati di mafia e terrorismo, impone severe restrizioni ai contatti con l’esterno per impedire comunicazioni con l’organizzazione criminale di appartenenza. Fino a oggi, la possibilità di colloqui riservati era negata anche per motivi affettivi. Ora, invece, si apre uno spiraglio inedito: il diritto all’affettività viene riconosciuto anche in regime di carcere duro, se sussistono le condizioni per garantire la sicurezza.

Clare Holme, originaria di Modena, ha raccontato a Repubblica: “Ci scriviamo dal 2008. Solo anni dopo mi ha chiesto di aiutarlo a dimostrare la sua innocenza. Quando l’ho visto per la prima volta, lo scorso maggio, è stata una grande emozione. Gli ho detto che gli voglio bene. L’ho conosciuto mentre facevo volontariato con associazioni per il reinserimento dei detenuti. Quando l’ho visto, ho pensato alla speranza”.

I legali di Emanuello, Valerio Vianello Accorretti e Lisa Vaira, parlano di una decisione che “segna un importante passo avanti nel rispetto della dignità e dei diritti dei detenuti”. La sentenza in effetti rafforza l’orientamento giurisprudenziale che interpreta il carcere non solo come luogo di punizione, ma anche come spazio di diritti e possibilità di recupero, anche per i detenuti più pericolosi. La relazione di coppia, anche se nata in prigione, entra ora tra i diritti riconosciuti dalla giustizia italiana, purché non rappresenti un rischio concreto per la sicurezza pubblica.

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