Il noto esponente del clan Cappello-Carateddi finisce in carcere dopo la sentenza d’appello: 10 anni per associazione mafiosa, estorsioni e riciclaggio. Sequestrati beni per 5 milioni di euro.
Catania – Su richiesta di questa Procura Generale, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un “ordine di carcerazione” a seguito di sentenza definitiva di condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso, emessa dalla Corte d’Appello etnea nei confronti di BUDA Orazio, noto esponente del clan “Cappello/Carateddi”.
La pronuncia della Corte si pone all’esito dell’attività di polizia giudiziaria, delegata dalla locale Procura della Repubblica e svolta da unità specializzate del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catania, che ha consentito di monitorare l’operatività del predetto sodalizio criminale e le sue infiltrazioni nel tessuto economico della città.
Nel corso di tale operazione, convenzionalmente denominata “Sipario”, l’attenzione dei finanzieri si era incentrata, tra gli altri, su BUDA Orazio, particolarmente legato al gruppo di PRIVITERA Orazio, esponente di vertice del clan “Cappello/Carateddi”, il quale, per conto di tale sodalizio mafioso, avrebbe, tra l’altro, sistematicamente provveduto a reimpiegare il denaro ricavato dalle condotte delittuose in attività commerciali affermate sul territorio e fittiziamente intestate a soggetti terzi (c.d. “prestanome” o “teste di legno”) al fine di schermarne la reale riconducibilità sia alla sua persona che al clan mafioso.
Sarebbero stati inoltre individuati numerosi atti estorsivi di BUDA a danno di privati cittadini, imprenditori catanesi operanti nei settori dei trasporti e nei confronti di un noto e premiato pittore siciliano, dal quale avrebbe preteso e ottenuto l’elargizione di opere da destinare, in parte, a pubblici funzionari al fine di tessere rapporti relazionali utili per perseguire le finalità illecite del sodalizio criminale e, in parte, ad arredare alcuni esercizi commerciali al medesimo riconducibili.
A conclusione delle investigazioni, i finanzieri del Nucleo PEF etneo hanno proceduto nel 2021 all’esecuzione di un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari di Catania nei confronti di 22 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione, falso in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione elettorale, intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso.
Nel medesimo provvedimento veniva inoltre disposto il sequestro preventivo dell’intero patrimonio di tre società aventi sede a Catania, operanti nella gestione di noti bar e ristoranti nel centro del capoluogo etneo, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.
Sulla scorta delle evidenze emerse nel corso delle indagini condotte dai finanzieri del Nucleo PEF di Catania sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, si è aperta la fase processuale che ha recentemente portato alla condanna definitiva in secondo grado di BUDA Orazio a 10 anni di reclusione (con fine pena fissata al 15.03.2031), all’interdizione perpetua dai Pubblici Uffici e alla successiva misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di anni 3.
In applicazione dell’ordine custodiale emesso da questa Procura Generale, i militari del G.I.C.O. di Catania hanno quindi proceduto a prelevare il citato BUDA dal suo domicilio, sito nel quartiere etneo di Librino ove già scontava gli arresti domiciliari, per condurlo presso il carcere di “alta sicurezza” Catania-Bicocca.
L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte da questa Procura Generale e dalla Guardia di Finanza, volte al contrasto, anche sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale e di partecipazione al capitale di imprese sane.