Temperature fino a 40 gradi negli impianti di Campi e Fegino. I sindacati denunciano l’assenza di climatizzazione e accusano l’azienda: “Promesse disattese, condizioni di lavoro inaccettabili”.
Genova – Dodici operai sono stati costretti a ricorrere alle cure dell’infermeria per malesseri legati al caldo eccessivo mentre lavoravano nelle officine dello stabilimento di Ansaldo Energia a Campi. A denunciare l’accaduto è la Rsu aziendale, che attacca duramente la direzione per la mancata adozione di misure strutturali promesse da tempo.
“I lavoratori non sono carne da macello”, scrivono i sindacati in una nota diffusa oggi, 2 luglio. “L’ondata di calore che sta colpendo l’Italia e l’Europa non ha risparmiato Genova, e l’azienda si è fatta trovare impreparata esattamente come un anno fa, nonostante gli impegni presi”.
La situazione è apparsa particolarmente grave il primo luglio, quando all’interno del reparto Pale sono stati registrati 39 gradi alle 17, 35 gradi nelle officine Campi 1 e 36 gradi nei magazzini centrali. Gli spogliatoi di Fegino, totalmente privi di climatizzazione, hanno raggiunto i 40 gradi alle 14.
A peggiorare le condizioni, denunciano i lavoratori, è la mancanza di ventilazione, dovuta alla struttura chiusa degli ambienti. “La scorsa estate era stato promesso un intervento con sistemi di condizionamento per mitigare le temperature. Ma nulla di concreto è stato fatto”, si legge nel comunicato.
Di fronte al caldo estremo e all’emergenza sanitaria, la Rsu ha concordato con l’azienda la sospensione del secondo turno in tutti i reparti non climatizzati. Tuttavia, i sindacati esprimono rabbia e indignazione: “Abbiamo ribadito alla direzione il nostro stupore nel constatare che problemi risolvibili non siano stati affrontati. È inaccettabile che i dipendenti di Ansaldo e delle ditte in appalto debbano lavorare in queste condizioni”.
La richiesta è chiara: misure immediate e strutturali per garantire la sicurezza dei lavoratori, specialmente in giornate da bollino rosso come quelle di inizio luglio.