Allarme pediatri, ne mancano oltre 500 al Nord: “Superati i 1000 bimbi per medico”

Secondo la Fondazione Gimbe, la carenza di pediatri si aggrava nonostante il calo demografico. Entro il 2028 in pensione 2.600 specialisti. Situazione critica in Lombardia, Piemonte e Veneto.

Ennesimo allarme per la sanità italiana, alle prese con una grave carenza di pediatri di libera scelta. Secondo un’analisi della Fondazione Gimbe, mancano almeno 502 professionisti e la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni, con 2.598 pensionamenti previsti entro il 2028. Le regioni più colpite sono Lombardia (180 carenze), Piemonte (108) e Veneto (93), che da sole concentrano oltre il 75% della carenza nazionale.

Il dato preoccupante emerge nonostante la progressiva riduzione demografica e il recente innalzamento del rapporto ottimale medico-assistiti da 600 a 850 pazienti per pediatra, introdotto con l’ultimo contratto. Secondo il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, “il calo delle nascite non compensa l’invecchiamento della categoria e il rallentamento del ricambio generazionale”. Il numero di pediatri con oltre 23 anni di specializzazione è passato dal 39% del 2009 al 77% nel 2023.

Nel 2023 superato il massimale dei 1.000 assistiti

Nel 2023, secondo l’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, erano attivi 6.706 pediatri, ovvero 702 in meno rispetto al 2019, pari a un calo del 9,5%. In alcune aree del Nord si supera il massimale dei 1.000 assistiti, compromettendo sia la qualità dell’assistenza che il diritto alla libera scelta del medico. La media nazionale è di 900 assistiti per PLS, ma in regioni come la Provincia Autonoma di Bolzano (1.139), Piemonte (1.119) e Veneto (1.008) la saturazione è ormai critica.

“I disagi si avvertono ovunque – sottolinea Cartabellotta – ma in particolare nei territori interni, montani o periferici, dove trovare un pediatra disponibile è spesso impossibile. La carenza di oltre 5.500 medici di medicina generale, inoltre, complica la situazione per i ragazzi che, superato il limite d’età pediatrico, rischiano di rimanere senza medico di riferimento”.

In nove regioni – tra cui Emilia-Romagna, Lazio, Puglia e Sicilia – non emergono carenze significative, ma ciò non esclude squilibri locali: è nei dettagli territoriali che si annidano le criticità più gravi. “Serve un intervento urgente – conclude Gimbe – per garantire l’accesso equo e continuativo all’assistenza pediatrica, anche attraverso incentivi alla professione nelle zone più disagiate e una riorganizzazione efficiente del sistema”.

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