Il 43enne autotrasportare uccise la moglie con otto martellate alla testa, quindi abbandonò il corpo in campagna e per settimane finse l’allontanamento volontario della donna.
Cagliari – La Corte d’Assise di Cagliari ha emesso una sentenza senza sconti: ergastolo con un anno di isolamento diurno per Igor Sollai, il 43enne reo confesso del femminicidio della moglie Francesca Deidda, 42 anni, uccisa il 10 maggio 2024 nella loro casa di San Sperate, a circa 20 chilometri da Cagliari. I resti della donna sono stati ritrovati il 18 luglio 2024, nascosti in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, a pochi passi dalla vecchia statale 125. La sentenza conferma tutte le aggravanti contestate, tranne quella per futili motivi.
Delitto efferato e lungo depistaggio
Francesca Deidda scompare dalla sua abitazione di via Monastir a San Sperate il 10 maggio 2024. Per oltre due mesi, il marito Igor Sollai, autotrasportatore di Assemini, sostiene che la moglie si sia allontanata volontariamente, inviando messaggi dal suo cellulare a parenti, amici e colleghi per simulare la sua presenza. La denuncia della scomparsa, tuttavia, non arriva da Sollai, ma dal fratello della vittima, Andrea Deidda, e dai suoi colleghi di lavoro, insospettiti dal suo silenzio.

Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Marco Cocco e condotte dai Carabinieri di Iglesias, con il supporto del RIS e del ROS, rivelano presto incongruenze nella versione di Sollai. Tracciati GPS lo collocano ripetutamente nella zona di Sinnai e San Vito, dove il 18 luglio viene ritrovato il corpo di Francesca, chiuso in un borsone sportivo. L’autopsia, condotta dalla dottoressa Giulia Caccia, stabilisce che la donna è stata uccisa con almeno otto colpi di martello alla testa mentre si trovava sul divano di casa, tentando invano di difendersi, come dimostrato dalle ferite sulle braccia.
Il corpo trovato dentro un borsone
Il corpo, nascosto quasi immediatamente dopo il delitto, presenta segni di decomposizione compatibili con l’abbandono. Sollai, arrestato l’8 luglio 2024, inizialmente nega ogni coinvolgimento, ma il 22 novembre, durante un lungo interrogatorio, crolla e confessa l’omicidio. Tuttavia, la sua confessione è definita dal PM Cocco “non genuina”, un tentativo di ottenere una pena minore senza mostrare reale pentimento. Le prove raccolte sono schiaccianti: tracce biologiche sul divano di casa, ricerche online sospette su come nascondere un corpo, scavare una fossa e acquistare cianuro, e l’uso del cellulare della vittima per inviare messaggi e una finta mail di dimissioni dal suo posto di lavoro. Inoltre, Sollai tenta di vendere l’auto della moglie, raccomandando di “lavarla bene”, e spedisce denaro al fratello in Olanda, alimentando i sospetti di un piano di fuga.
Il processo: la requisitoria e la sentenza
Il processo, celebrato con rito immediato davanti alla Corte d’Assise di Cagliari, presieduta dalla giudice Lucia Perra e con il giudice a latere Roberto Cau, si apre il 26 febbraio 2025. Durante la requisitoria del 7 maggio, durata oltre cinque ore, il PM Marco Cocco descrive Sollai come l’autore di un “piano criminale preciso”, accusandolo di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e sostituzione di persona. L’accusa contesta tre aggravanti principali: premeditazione, movente economico (legato a una polizza assicurativa sulla vita della vittima del valore di circa 100.000 euro) e crudeltà. Cocco sottolinea l’assenza di senso di colpa, evidenziando “diciassette temi” su cui Sollai avrebbe mentito, e chiede l’ergastolo con un anno di isolamento diurno, una misura che accentua la severità della pena limitando i contatti dell’imputato durante il giorno. La sentenza ha accolto in pieno le richieste dell’accusa confermando tutte le aggravanti, eccetto quella per futili motivi, ritenuta non applicabile.
Una nuova accusa per Sollai
Parallelamente al processo per il femminicidio, Igor Sollai è indagato per un’ulteriore grave accusa: violenza sessuale aggravata su una minore. Secondo il PM Marco Cocco, due mesi dopo l’omicidio, Sollai avrebbe portato una quindicenne, figlia di amici di famiglia, nella casa di San Sperate, facendola sdraiare sul letto matrimoniale e compiendo atti sessuali, come abbracci e baci ripetuti. La scoperta è avvenuta grazie a intercettazioni ambientali effettuate durante le indagini per l’omicidio. La Procura ha chiuso la seconda inchiesta e si prepara a richiedere il rinvio a giudizio, un procedimento che si affiancherà alla condanna per il femminicidio.