Alberto Stasi

Garlasco, Stasi resta in semilibertà: la Cassazione respinge il ricorso della Procura generale

La Pg milanese aveva chiesto l’annullamento del provvedimento con cui il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva ammesso alla semilibertà Stasi, fidanzato di Chiara Poggi e condannato per l’omicidio.

Milano – Alberto Stasi resta in semilibertà. Lo ha deciso la Cassazione, che ha rigettato il ricorso della Procura Generale presso la corte d’Appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile scorso che concedeva il beneficio a Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per la morte di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007.

La Procura generale milanese aveva chiesto l’annullamento del provvedimento con cui, lo scorso 11 aprile, il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva ammesso alla semilibertà Stasi, con rinvio ai giudici di Sorveglianza per una nuova valutazione. Secondo la procura, l’ordinanza presenta “vizi di legittimità” nella motivazione e su più aspetti, e non solo sull’intervista tv andata in onda il 30 marzo nel programma “Le Iene”.

Intanto proseguono le indagini dopo che la Procura ha riaperto il caso. Andrea Sempio resta per ora l’unico indagato, in attesa del nuovo incidente probatorio che si terrà il 4 luglio nei laboratori della Polizia scientifica di Milano. Dalle prime analisi, nel maxi incidente probatorio in corso sul caso di Garlasco, sulle campionature dei trenta fogli di acetato, contenenti una cinquantina di impronte, non sarebbe stato trovato materiale sufficiente per estrarre profili di Dna comparabili.

Le analisi sui rifiuti avevano confermato la presenza del Dna di Chiara Poggi e di Stasi (quest’ultimo in particolare sulla cannuccia del brick di tè freddo), escludendo la presenza di materiale genetico di Sempio.

Resta ancora misteriosa l’impronta 10 della porta d’ingresso, così come devono ancora essere effettuate le analisi sui tamponi della vittima, oltre agli esami con le campionature su un cucchiaino e sul frammento del tappetino del bagno, macchiato dal sangue lasciato dalla scarpa dell’assassino. L’impronta 10 veniva consideratA dagli investigatori la presunta “mano sporca” del killer.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa