Giandavide De Pau chiede la seminfermità mentale. Il killer di Prati verrà sottoposto a risonanza magnetica

Le azioni compiute da Giandavide De Pau sono state condizionate dall’uso e abuso di sostanze stupefacenti? I difensori De Federicis e De Benedetti, chiedono un’ulteriore perizia psichiatrica.

Roma – Il killer di Prati, Giandavide de Pau, a processo per gli omicidi di Xianrong Li e Jung Xia Yang, in via Riboty, e Martha Castaño Torres, in via Durazzo, commessi il 17 novembre 2022, invoca la seminfermità mentale. Al contempo, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta per la morte di David Rossi viene formalizzata la volontà di verificare le condizioni psicofisiche di De Pau, autoaccusatosi, già nel 2019, della morte di Rossi, avvenuta nel 2013. Sarà stato lui il responsabile della morte del capo comunicazione di Mps? Non solo una perizia, ma anche un esame diagnostico, dunque, saranno utili per capire se considerare l’ex autista del boss Michele Senese imputabile o meno.

I periti del tribunale hanno ottenuto una proroga di un mese sulle tempistiche stabilite in precedenza (previste per giugno) per eseguire l’esame e per depositare la relazione. Il via libera alla risonanza magnetica, comunque, è stato confermato. Si stabilirà, così, se c’era capacità d’intendere e volere dell’uomo al tempo dei fatti e si valuterà un’eventuale pericolosità sociale.

Giandavide De Pau

De Pau, attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia, ha un’accusa di triplice omicidio aggravato da crudeltà, futili motivi e premeditazione. L’uomo, che per un periodo della sua vita ha lavorato come autista per Michele Senese, boss della Camorra, e con Massimo Carminati, nomi di spicco della mafia romana, ha vissuto per anni a stretto contatto con la malavita organizzata, diventando una figura molto complessa nel panorama del crimine nazionale

L’indole violenta di De Pau

L’elenco di violenze commesse da De Pau è lungo. In Corte d’Assise, durante l’udienza, sono state rese note minacce e pestaggi ad un barista, che subì il distacco di una cornea, costretto a somministrare bevande a De Pau sebbene l’attività commerciale fosse chiusa. Non solo. Negli anni De Pau è stato arrestato per sequestro e stupro di una prostituta brasiliana. Violenza che risale al 2006, ma molto simile a quella commessa del 2022 nel quartiere romano Prati. Fortunatamente, in quel caso, non ci fu nessun omicidio.

Dopo essersi finto un idraulico, armato di coltello e pistole, e dopo essere riuscito ad entrare in casa e aver violentato la donna nel quartiere romano Parioli, la costrinse a scappare dal balcone e correre nuda e insanguinata per strada. Il giudice Muntoni evidenziò, in De Pau, una particolare violenza e capacità criminale. Come sempre, sebbene fosse stato deciso per il carcere, alla fine venne concessa una misura alternativa.

La lista continua. Molestie alla figlia del boss Salvatore Nicitra, precedenti per violazione di domicilio, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. Nel 2020 De Pau veniva arrestato anche per aver fatto parte di una banda di narcos che commetteva estorsioni a mano armata.

Lunga scia di sangue nel quartiere Prati: tre donne morte ammazzate

Uso di droga, accuse di violenza sessuale, indole violenta. Tante storie, tanti reati, un solo responsabile. Perché De Pau non è stato fermato già da tempo? Forse per cavilli burocratici? Forse per le perizie mediche che non sono riuscite a frenare la sua indole e propensione alla violenza?

Il killer di Prati è capace d’intendere e volere?

I due ricoveri presso l’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino, del 2008 e del 2011, a che cosa sono serviti? La diagnosi di disturbo della personalità borderline e disturbo della personalità antisociale, correlati all’uso e abuso di alcol e cocaina, a cosa hanno portato? Carcere temporaneamente evitato e poi nuovamente uomo a piede libero. I legali del killer di Prati, durante la prima udienza del processo di fronte alla terza Corte d’Assise, hanno chiesto una perizia psichiatrica, accolta dai giudici e disposta durante l’udienza lo scorso 27 febbraio.

Psiche deviata? Incapacità d’intendere e volere? Giandavide De Pau è malato e pericoloso? Se oggi è sotto accusa per triplice omicidio con tre aggravanti, tra cui la premeditazione, qualche domanda dovremmo pur farcela. Era nel pieno delle sue facoltà mentali al momento dei fatti? È un uomo socialmente pericoloso? Ma sarà vero che De Pau non ricordi “nulla” dei crimini commessi nel novembre 2022?

Di quegli istanti ricordo solo tanto sangue… ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty con delle ragazze cinesi e di avere tamponato la ferita alla gola di una di loro, ma poi ho un black out e non ricordo più nulla”.

Nel telefono di De Pau sono stati trovati due video, uno di 14 e l’altro di 42 minuti, in cui sono documentati i rapporti sessuali e gli omicidi delle due donne cinesi. Se registrava, era pienamente consapevole degli atti che stava commettendo? Perché lasciare il proprio cellulare sulla scena del crimine? Forse siamo di fronte ad un assassino disorganizzato? E ancora, perché filmare? Per un senso di onnipotenza e controllo?

De Pau, Senese e Carminati, un trio criminale ben noto nella Capitale

Perché registrare quasi un’ora di momenti di atroce sofferenza? Per poter esibire i video come un trofeo Nell’ordinanza di convalida del fermo, a seguito dell’omicidio delle tre donne nel 2022, il giudice scrive: “Contrariamente a quanto sostenuto da De Pau circa il suo stato di confusione e di non ricordare nulla, tutti i dati raccolti fanno presumere che fosse pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi ai danni delle tre donne”.

I cold case irrisolti

Quanti altri crimini potrebbero essere connessi a De Pau? Forse è responsabile anche della morte di Lucelly Molina Camargo, la escort trovata senza vita a poco più di 200 metri da dove è stato rinvenuto il corpo di David Rossi? Dopotutto, nel 2019 il “killer di Prati” ha raccontato a due agenti della polizia penitenziaria di essere lui il responsabile della morte di David Rossi, mistero ancora irrisolto.

Piccolo dettaglio, non di poco conto, tuttavia, è che, mentre parlava, da come risulta agli atti, durante l’interrogatorio De Pau si trovava in “uno stato di evidente alterazione psichica”. Definito dall’avvocato della famiglia Rossi come un “sex offender”, potrebbe essere stato davvero lui il responsabile anche delle morti di Siena del 2013? E quanta responsabilità può essere attribuita alle connessioni tra De Pau, la malavita organizzata e la vita stroncata di David Rossi?

Ancora tanti i nodi da sciogliere e a breve, grazie alla nuova perizia e all’esame diagnostico a cui si sottoporrà De Pau, la Commissione parlamentare d’inchiestapotrà avere qualche elemento in più da valutare per poter trarre delle attese conclusioni. Come tanti sono ancora i numerosi i cold case romani di cui il nome del responsabile, tutt’ora, aleggia nell’ombra.

De Pau: un soggetto con deficit di controllo?

Tentato suicidio a vent’anni. Precedenti perizie psichiatriche che non sono bastate per frenare De Pau nel continuare a mietere terrore tra le vie della capitale e, forse, non solo tra i confini laziali. Uomo pluripregiudicato con turbe psichiche, numerose fragilità e che faceva uso di sostanze. Forse aveva anche una forte voglia di imitare Donato Bilancia? “Faccio come Donato Bilancia”, aveva detto De Pau, sognando di essere un vero serial killer. Bilancia, però, era un uomo freddo, che agiva con metodo. De Pau, d’altro canto, agisce in uno stato psichico particolare.

Delitto Rossi: De Pau si era autoaccusato dell’omicidio. Mente o rivela una qualche verità?

Era comunque presente una componente sadica? Dove si può ricercare la responsabilità di De Pau è una domanda a cui ancora, una risposta ufficiale, non c’è. Il quesito più grande rimane, tuttavia, uno soltanto. Forse, vuole imitare anche il comportamento del suo mentore, “zio Michele”, noto ai più come Michele Senese o, per meglio dire, O’ Pazz’, anche se pazzo non lo è mai stato? Senese, pur di trascorrere lunghi periodi lontano dal carcere, sfruttava le perizie psichiatriche per essere “ospitato” in clinica ed evitare il processo, grazie ad alcuni medici e avvocati conniventi.

Perché, durante la seconda udienza per plurimo omicidio aggravato, è stato reso noto che in alcune intercettazioni con sua sorella, De Pau, dal carcere, ha sostenuto di far parte dei servizi segreti e che, se avesse voluto, sarebbe potuto uscire facilmente dal carcere (ma non lo fa per proteggere la famiglia, che poi dovrebbe andare sotto protezione)? L’unica risposta, riprendendo le parole espresse da Mauro Valentini, durante una recente presenza in tv, è che il tribunale, spesso e volentieri, diventa l’ultimo spettacolo che può consentire al criminale di fare la sua ultima recita.

Ora la parola passa ai periti. Staremo a vedere quel che sarà della seminfermità mentale di Giandavide De Pau.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa