Un fenomeno, quello delle occupazioni abusive, che mette a nudo le contraddizioni di uno Stato che fatica a proteggere i cittadini più deboli.
Pozzuoli – Filomena ha 79 anni e una storia che racconta l’Italia che non vorremmo mai vedere. Legittima assegnataria di un alloggio popolare a Monterusciello, quartiere di Pozzuoli, oggi dorme su cartoni di fortuna tra le corsie della sua piccola merceria al Rione Toiano. Una vita ridotta all’essenziale, in condizioni che sfidano ogni dignità umana.
La sua casa – modesta, bisognosa di lavori, ma pur sempre sua – è diventata un miraggio. Mentre era assente, un’occupante abusiva se n’è impossessata e quando Filomena ha tentato di rientrare, ha trovato la porta sbarrata. Da quel momento, Filomena dorme tra gli scaffali della sua merceria.
L’escalation della violenza
La situazione è precipitata nelle ultime settimane. Filomena è diventata il bersaglio preferito delle baby-gang locali: uova, sassi, bombe carta piovono sistematicamente sulla sua attività commerciale, anche nelle ore notturne. Una persecuzione continua che le impedisce di riposare e la tiene in uno stato di terrore costante.

Il paradosso è crudele: non potendo più rifugiarsi nel suo appartamento, Filomena non ha via di fuga dagli attacchi. È intrappolata in un ciclo di violenza che sembra senza fine.
La gravità della situazione è emersa in tutta la sua drammaticità durante la visita del deputato Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi-Sinistra) e dell’assessora comunale Titti Zazzaro, giunti per raccogliere la testimonianza di Filomena e dare visibilità al caso, drammaticamente uguale a tanti altri.

Proprio mentre Filomena raccontava la sua storia, è avvenuta l’ennesima aggressione: una pioggia di uova e sassi lanciati dai soliti vandali. Una delle uova ha colpito Filomena alla testa, causandole un trauma cranico che ha reso necessario il ricovero in ambulanza.
“Una vergogna nazionale”
Il deputato Borrelli, da anni in prima linea al fianco dei cittadini onesti, ha commentato duramente quello che sta subendo Filomena: “Una donna di 79 anni cacciata con la violenza da casa sua, aggredita mentre denuncia un’ingiustizia. È una vergogna nazionale. Lo Stato deve intervenire“.
L’impegno per restituire l’alloggio a Filomena è già in corso ma secondo Borrelli il problema è strutturale: “Bisogna mettere mano al sistema delle case popolari, oggi troppe sono ancora sotto il controllo di gruppi criminali che decidono chi può vivere e chi deve sloggiare”.

Un fenomeno diffuso quello delle occupazioni abusive
Il caso di Filomena non è isolato. Come denuncia Borrelli, che ha già portato alla luce decine di situazioni analoghe, anziani, donne sole e famiglie fragili vengono sistematicamente mandati via dalle abitazioni regolarmente assegnate. Al loro posto arrivano gli occupanti abusivi, spesso protetti da reti criminali.
“Se lo Stato non risponde” conclude il deputato “saranno la paura e la violenza a scrivere le regole”. Una profezia che, nel caso di Filomena, sembra già essersi drammaticamente avverata. La proposta è chiara: mappatura degli alloggi popolari, piano di sgomberi mirati, tutela rafforzata per gli assegnatari legittimi e concreta attuazione delle pene per le occupazioni abusive. Resta da vedere se alle parole seguiranno i fatti, mentre Filomena continua a dormire sui cartoni, aspettando giustizia.
La legge sull’occupazione abusiva
Con il nuovo Ddl sicurezza è stato introdotto il reato che colpisce chi occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio privato, facendo ricorso a violenza o minaccia. La pena prevista va da 2 a 7 anni di reclusione. La stessa sanzione si applica anche a chi ostacola il rientro del legittimo proprietario nella propria abitazione.
Sono previste aggravanti nei casi in cui l’occupazione venga realizzata da più persone o con l’uso di armi. Inoltre, è contemplata una riduzione di pena se l’occupante decide di desistere volontariamente entro 30 giorni dall’occupazione o dall’intimazione al rilascio dell’immobile.
Una delle novità più rilevanti è l’introduzione dell’articolo 321-bis, che consente un intervento più tempestivo delle forze dell’ordine. Su disposizione del giudice, gli sgomberi potranno essere effettuati in tempi molto più brevi rispetto al passato, riducendo i disagi per i proprietari e garantendo una tutela più efficace della proprietà privata.

Viene però da chiedersi se – leggendo la storia di Filomena e di tante altre come lei – la legge sia sufficiente ad arginare il fenomeno delle occupazioni abusive. Il caso della 79enne di Pozzuoli è il paradosso della vulnerabilità. È una logica spietata che rovescia ogni principio di giustizia. Chi ha più diritti finisce per averne di meno, chi dovrebbe essere tutelato diventa il più esposto alla prevaricazione. Mentre famiglie che attendono da anni un alloggio popolare restano in graduatoria, altri se ne impossessano con la forza, trasformando un diritto sociale in bottino di guerra.
Sarebbe ingenuo leggere il fenomeno delle occupazioni solo attraverso la lente del disagio abitativo. Molte di queste operazioni sono orchestrate da vere e proprie organizzazioni criminali che hanno trasformato gli alloggi popolari in una risorsa da gestire e monetizzare. Non si tratta di famiglie disperate che cercano un tetto ma di sistemi organizzati che controllano il territorio attraverso la gestione illegale degli immobili.
Questi gruppi decidono chi può restare e chi deve andarsene, impongono le loro regole, riscuotono affitti in nero, creando un mercato parallelo dove la violenza sostituisce il diritto. Il risultato è la trasformazione di interi quartieri in zone franche dove lo Stato abdica al suo ruolo e lascia campo libero alla legge del più forte.
Il fallimento delle istituzioni
Le nuove norme introdotte dal Decreto Sicurezza rappresentano sicuramente un tentativo di risposta ma arrivano dopo decenni di sostanziale inerzia istituzionale. Per troppo tempo le occupazioni abusive sono state tollerate, minimizzate, trovando persino una giustificazione in nome di una malintesa solidarietà sociale.

Il risultato di questa indulgenza è sotto gli occhi di tutti. Migliaia di alloggi sottratti ai legittimi assegnatari, quartieri degradati, cittadini onesti abbandonati al loro destino. Quando Filomena viene colpita in testa da un uovo mentre denuncia l’occupazione della sua casa, non assistiamo solo a un episodio di violenza ma al fallimento di un sistema che non è stato capace di prevenire né di reprimere l’illegalità.
Anche con le nuove norme, resta il problema strutturale della lentezza della macchina giudiziaria italiana. Procedure che richiedono comunque mesi, decreti di sgombero che rimangono sulla carta, vittime costrette ad aspettare anni per riavere ciò che gli spetta di diritto.
Al di là degli aspetti tecnici e normativi, le occupazioni abusive pongono una questione fondamentale di civiltà giuridica. Uno Stato che non riesce a garantire il rispetto dei diritti più elementari ai propri cittadini è uno Stato che abdica alla sua funzione primaria.
Non si tratta solo di difendere il diritto ad avere un tetto sulla testa ma del principio stesso su cui si basa la convivenza civile: il rispetto delle regole, la tutela dei più deboli, la certezza che la violenza venga punita sempre, senza sconti. Quando questo principio viene meno, come nel caso di Filomena, non crollano solo le mura di una casa ma le fondamenta stesse di un Paese che si definisce Stato di diritto.