Strage di Capaci

Strage di Capaci, nuove indagini sui misteri ancora irrisolti: sotto esame tre profili Dna

A 33 anni dall’attentato che uccise Giovanni Falcone, la Procura di Caltanissetta esplora nuove piste, con tre profili genetici estratti da alcuni reperti trovati sulla scena e mai identificati.

Caltanissetta – A 33 anni dalla strage di Capaci, l’attentato mafioso del 23 maggio 1992 che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, le indagini non si fermano.

La Procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca, sta concentrando i suoi sforzi su tre profili Dna – due maschili e uno femminile – estratti da reperti rinvenuti sul luogo dell’esplosione. Questi elementi, custoditi nel Palazzo di Giustizia di Caltanissetta, potrebbero appartenere a ignoti artificieri coinvolti nella preparazione dell’attentato.Tutti i filoni di indagine sono aperti, soprattutto quelli che riguardano i misteri delle stragi”, ha dichiarato De Luca in un’intervista al Tgr Sicilia. “Stiamo verificando ogni angolo inesplorato per avere la certezza di aver fatto tutto il possibile.”

I reperti sul luogo della strage di Capaci: guanti, torcia e mastice sotto esame

Le indagini si focalizzano su tre oggetti chiave trovati sulla scena della strage: un paio di guanti in lattice, una torcia funzionante con due batterie e un tubetto di mastice. I reperti, mostrati in un servizio del Tgr Sicilia, sono stati analizzati con tecnologie moderne che hanno permesso di estrapolare tre profili genetici non riconducibili a nessuno degli indagati precedentemente coinvolti. La Procura aveva inizialmente acceso un faro su tre persone, ma la loro posizione è stata archiviata dopo che i loro Dna non hanno trovato corrispondenza con i profili estratti. “Questi reperti potrebbero essere stati lasciati da artificieri o persone coinvolte nella logistica dell’attentato”, ha spiegato De Luca. “La loro identità resta un mistero, ma non ci arrendiamo.”

Le analisi genetiche, rese possibili dai progressi della scienza forense, rappresentano una speranza per colmare le lacune di un caso che, nonostante le condanne di boss mafiosi come Giovanni Brusca e Totò Riina, presenta ancora numerosi punti oscuri. Tra questi, il ruolo di eventuali mandanti esterni e la presenza di complici mai identificati sul luogo dell’esplosione, dove 400 chili di tritolo devastarono l’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci, portandosi via le vite di Falcone, della moglie e di tre agenti di scorta.

La strage di Capaci e le sue vittime.
La strage di Capaci e le sue vittime.

Dopo 33 anni ancora alla ricerca della verità

La strage di Capaci, insieme a quella di via D’Amelio, resta uno dei capitoli più bui della storia italiana, simbolo della lotta dello Stato contro la mafia. Le indagini della Procura di Caltanissetta, supportate dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA), si concentrano non solo sui reperti fisici, ma anche su testimonianze storiche e documenti desecretati. “Non possiamo permetterci di lasciare nulla di intentato”, ha ribadito De Luca. “Ogni dettaglio, anche il più piccolo, potrebbe portare a una svolta.”

Secondo il rapporto della DIA del 2024, la criminalità organizzata siciliana, pur indebolita, continua a influenzare il territorio, rendendo fondamentale la riapertura di vecchie indagini per chiarire eventuali collegamenti tra Cosa Nostra e ambienti esterni, come pezzi deviati delle istituzioni. Questo aspetto, emerso già nelle inchieste degli anni ’90, resta uno dei “misteri” citati dal procuratore, insieme alla possibile presenza di una regia più ampia dietro l’attentato.

Strage di via D’Amelio

La riapertura delle indagini sulla strage di Capaci e l’eredità di Falcone

La riapertura delle indagini coincide con le commemorazioni annuali della strage, che vedono Palermo e Capaci unite nel ricordo di Giovanni Falcone e delle altre vittime. Il 23 maggio, in occasione del 33° anniversario, si terranno iniziative promosse dalla Fondazione Falcone, tra cui una cerimonia presso l’Albero di Falcone e un evento al Tribunale di Palermo. Maria Falcone, sorella del giudice, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Ogni passo verso la verità è un omaggio a Giovanni e a chi ha sacrificato la vita per la giustizia. Non smetteremo mai di cercare.”

La comunità siciliana, insieme alle istituzioni, continua del resto a sostenere con forza l’azione della magistratura. Il prefetto di Palermo, Massimo Mariani, ha sottolineato l’importanza di tenere viva la memoria attraverso un impegno concreto contro la mafia, soprattutto tra i giovani. Intanto, le analisi sui tre profili DNA proseguono, con la speranza che le nuove tecnologie possano finalmente identificare chi, quel 23 maggio 1992, contribuì a uno degli attentati più gravi della storia repubblicana. Non cerchiamo solo colpevoli, ma la verità storica”, ha concluso De Luca. “È un dovere verso le vittime e verso il Paese.

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