Il pubblico ministero ha dipinto il marito come l’autore di un “piano criminale preciso”, sfociato in un omicidio spietato, al quale è seguito un lungo depistaggio delle indagini.
Cagliari – Una requisitoria lunga oltre cinque ore, un’accusa che non lascia spazio a sconti: il pubblico ministero Marco Cocco ha chiesto l’ergastolo con un anno di isolamento diurno per Igor Sollai, il 43enne reo confesso del femminicidio della moglie Francesca Deidda, 42 anni, uccisa a San Sperate il 10 maggio 2024.
Durante la seconda udienza del processo con rito immediato, tenutasi oggi davanti alla Corte d’Assise di Cagliari, presieduta dalla giudice Lucia Perra, il PM ha dipinto Sollai come l’autore di un “piano criminale preciso”, accusandolo di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e sostituzione di persona. La confessione dell’imputato, arrivata dopo mesi di depistaggi, è stata definita “non genuina” e mirata solo a ottenere una pena minore. Il processo è stato aggiornato al 28 maggio, quando parleranno le parti civili e la difesa, pronta a contestare la premeditazione.
Francesca Deidda, madre e lavoratrice apprezzata, è scomparsa dalla sua casa di via Monastir a San Sperate, a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio 2024. Per due mesi, il marito Igor Sollai ha sostenuto che si trattasse di un allontanamento volontario, inviando messaggi dal cellulare della donna per simulare la sua presenza. Il 18 luglio, i suoi resti sono stati rinvenuti in un borsone abbandonato nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125, a pochi passi dal ponte romano di Sa Picocca. L’autopsia, condotta dall’anatomopatologa Giulia Caccia, ha rivelato una verità agghiacciante: Francesca è stata uccisa con almeno otto colpi di martello alla testa, mentre tentava di difendersi, come dimostrato dalle ferite sulle braccia. Il corpo, nascosto quasi subito dopo il delitto, presentava segni di decomposizione compatibili con l’abbandono immediato.
Sollai, autotrasportatore di Assemini, è stato arrestato l’8 luglio 2024, dieci giorni prima del ritrovamento del corpo, sulla base di indizi schiaccianti: tracciati GPS che lo collocavano ripetutamente nella zona del ritrovamento, tracce biologiche sul divano di casa, ricerche online sospette e l’acquisto di piante con la sua carta di credito, usate per mascherare il borsone. Dopo sei mesi di dinieghi, il 22 novembre ha confessato durante un interrogatorio di quattro ore, descrivendo come ha colpito Francesca al culmine di una lite e nascosto il cadavere. Una confessione che, secondo il PM Cocco, è tutt’altro che un atto di pentimento.
Nella requisitoria, durata oltre cinque ore, Marco Cocco ha ricostruito il delitto con precisione chirurgica, soffermandosi sul comportamento di Sollai prima, durante e dopo l’omicidio. “Ha mentito su diciassette temi”, ha dichiarato il PM, accusando l’imputato di aver orchestrato un “piano criminale” che includeva preparazione, esecuzione e depistaggio. Le indagini hanno rivelato ricerche online effettuate da Sollai nei giorni precedenti il delitto: “Come nascondere un corpo velocemente”, “Come scavare una fossa” e “Reazione di una vittima colpita alla testa”. Tentativi di procurarsi cianuro, mai concretizzati, e l’acquisto di piante per occultare il borsone rafforzano l’ipotesi di premeditazione.
Dopo l’omicidio, Sollai ha messo in scena una messinscena elaborata. Ha usato il cellulare di Francesca per inviare messaggi ad amici e colleghi, fingendo che fosse viva, e ha inviato una finta mail di dimissioni dal suo posto di lavoro. Ha tentato di vendere l’auto della moglie, raccomandando di “lavarla bene”, e il divano di casa, dove i RIS hanno trovato tracce biologiche della vittima. Ha persino spedito denaro al fratello in Olanda, alimentando i sospetti di un piano di fuga. “Non una confessione vera, ma un tentativo di ottenere una condanna minore”, ha tuonato Cocco, sottolineando l’“assenza di senso di colpa” e chiedendo la massima pena: ergastolo con isolamento diurno per un anno.
L’accusa punta su tre aggravanti principali: premeditazione, movente economico e crudeltà. Secondo la Procura, Sollai aveva una relazione extraconiugale e mirava a incassare una polizza sulla vita di Francesca, del valore di circa 100 mila euro, sottoscritta insieme. La relazione deteriorata, con litigi frequenti, e la presenza di un’altra donna sarebbero stati il detonatore del delitto. L’autopsia ha confermato la ferocia dell’aggressione: Francesca, colpita mentre era sul divano, ha cercato invano di proteggersi. Il PM ha anche contestato la sostituzione di persona, per i messaggi inviati dal telefono della vittima, e l’occultamento di cadavere, per il trasporto e l’abbandono del corpo.
Gli avvocati di Sollai, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, non contestano la responsabilità dell’imputato, ma si oppongono fermamente all’ipotesi di premeditazione. “La richiesta dell’ergastolo non ci sorprende”, ha commentato Demurtas a caldo. “Nella requisitoria sono emersi spunti che approfondiremo, non solo sulla premeditazione”. La difesa sostiene che l’omicidio sia stato un atto impulsivo, scaturito da una lite furiosa legata alla fine della relazione. Sollai, durante un interrogatorio del 4 dicembre 2024, ha ribadito: “L’ho uccisa al culmine di un litigio, non per motivi economici”. I legali puntano a una pena più mite, evidenziando la confessione come un elemento di collaborazione, pur tardiva, e contestando la solidità di alcune aggravanti.
A complicare il quadro, Sollai è indagato anche per violenza sessuale aggravata su una minore di 15 anni, figlia di amici, sorpresa dai carabinieri nella casa di San Sperate nel 2024. Le intercettazioni ambientali hanno permesso di interrompere l’incontro, ma l’episodio, per cui è stato richiesto un incidente probatorio, getta un’ulteriore ombra sulla figura dell’imputato. Sebbene separata dal processo per il femminicidio, questa accusa rafforza la percezione di Sollai come un soggetto pericoloso, secondo l’accusa.
Il rito immediato, richiesto dal PM Cocco e accolto dalla GIP Ermengarda Ferrarese il 7 gennaio 2025, ha accelerato i tempi del processo, iniziato il 26 febbraio. La prima udienza ha verificato le notifiche e calendarizzato le fasi successive, con Sollai presente in aula. Oggi, la requisitoria ha segnato un punto di svolta, con l’accusa che ha prodotto l’intero fascicolo investigativo, condiviso con il consenso della difesa per evitare un dibattimento lungo. L’udienza del 28 maggio sarà decisiva: le parti civili esporranno le loro richieste di risarcimento, mentre Demurtas e Pirarba tenteranno di mitigare la pena, puntando su una narrazione alternativa del delitto.