povertà

In Italia una persona su 4 è a rischio povertà, le donne le più colpite

Pubblicati dati dell’analisi Eurostat: il 25% degli italiani in grave deprivazione, ben sopra la media UE.

Nel 2024, una persona su quattro in Italia (circa 25%) è stata a rischio di povertà o esclusione sociale, con le donne più esposte rispetto agli uomini. Lo rivela Eurostat, che classifica questa condizione come “grave deprivazione,” ovvero l’incapacità di permettersi beni essenziali come un pasto completo quotidiano. Rispetto alla media UE del 21% (93,3 milioni di persone), l’Italia registra un dato più alto, influenzato da disoccupazione, genere e composizione familiare. Ecco i dettagli dell’analisi Eurostat, che evidenzia le persistenti disuguaglianze sociali e la vulnerabilità di donne, disoccupati e famiglie con figli.

I numeri della povertà in Italia e nell’UE

Secondo Eurostat, nel 2024:

  • Italia: il 25% della popolazione (circa 14,8 milioni di persone, su 59 milioni) è a rischio di povertà o esclusione sociale, contro il 21% della media UE (93,3 milioni su 447 milioni).
  • UE: il rischio riguarda il 21% della popolazione, con 93,3 milioni di persone in condizioni di povertà, deprivazione materiale o esclusione sociale.

La “grave deprivazione” include l’impossibilità di sostenere spese basilari, quali il consumo di un pasto proteico ogni due giorni, il riscaldamento domestico e la possibilità di sostenere spese impreviste di 800 euro senza ricorrere a prestiti.

L’Italia si colloca sopra la media UE, superata solo da paesi come Romania (29%) e Bulgaria (27%), ma lontana da nazioni come Svezia (12%) o Danimarca (14%).

Le donne sono più a rischio povertà: il “gap di genere”

Le donne in Italia e nell’UE sono molto più a rischio rispetto agli uomini:

  • UE: sono a rischio il 21,9% delle donne contro 20% degli uomini.
  • Italia: il divario è ancora più marcato, con le donne che superano gli uomini di circa 2-3 punti percentuali (dati ISTAT 2024 stimano un 26,5% per le donne contro il 23,5% per gli uomini).

Questo gap è legato a diversi fattori:

  • Disparità salariale: le donne guadagnano in media il 14% in meno degli uomini (Eurostat 2023).
  • Occupazione precaria: le donne sono più spesso in lavori part-time o temporanei (35% contro il 20% degli uomini).
  • Carico familiare: le madri single o con figli a carico sono particolarmente vulnerabili.

I fattori di rischio povertà: lavoro e famiglia

Lo status lavorativo in questo quadro è determinante:

  • Occupati: solo il 10,9% è a rischio povertà nell’UE, grazie a redditi stabili.
  • Disoccupati: il rischio schizza al 66,6%, con l’Italia che registra un 70% tra i senza lavoro, complice un tasso di disoccupazione del 7,5% (ISTAT 2024).
  • Inattivi: il 40% è a rischio, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’inattività raggiunge il 35%.

La composizione familiare amplifica il problema:

  • Famiglie con figli a carico: il 21,9% nell’UE (circa 25% in Italia) è a rischio, contro il 18% delle famiglie senza figli.
  • Genitori single: in Italia, il 35% delle madri sole è in povertà assoluta, contro il 10% delle coppie con figli (ISTAT).

Italia sopra la media UE: le cause

Il dato italiano, peggiore della media UE, è influenzato anche da:

  • Disuguaglianze regionali: il Sud registra tassi di povertà assoluta del 10%, contro il 5% del Nord (ISTAT 2024).
  • Bassa occupazione femminile: solo il 51% delle donne lavora, contro il 70% degli uomini.
  • Welfare limitato: i sussidi, come il Reddito di Cittadinanza (abolito nel 2024 e sostituito dall’Assegno di Inclusione), coprono solo il 50% delle famiglie povere.

Rispetto all’UE, l’Italia sconta un Pil pro capite inferiore (32.000 euro contro 38.000 euro medi UE) e un mercato del lavoro meno dinamico, con un’alta incidenza di contratti precari (15% dei lavoratori).

L’allarme delle associazioni

Il rapporto Eurostat ha suscitato allarme. Associazioni come la Caritas, che nel 2024 ha assistito 2 milioni di persone, chiedono sgravi fiscali per le famiglie con figli, più politiche per l’occupazione femminile, come asili nido gratuiti, e un rafforzamento dell’Assegno di Inclusione, limitato a 500.000 famiglie contro 1,5 milioni in povertà assoluta.

Il governo, tramite il ministro del Lavoro Marina Calderone, ha promesso un piano per il 2025, con incentivi alle assunzioni di donne e giovani. Tuttavia, esperti come il sociologo Chiara Saraceno avvertono: “Senza investimenti strutturali, il divario con l’UE crescerà.”

Nel 2024, l’Italia si conferma dunque tra i paesi UE con il più alto rischio di povertà, con una persona su quattro in condizioni di grave deprivazione. Le donne, i disoccupati e le famiglie con figli sono i più colpiti, in un contesto di disuguaglianze regionali e occupazione precaria. Sopra la media europea, l’Italia deve affrontare una sfida urgente: rafforzare il welfare, promuovere l’occupazione femminile e ridurre il divario Nord-Sud. La povertà non è solo un dato statistico, ma una ferita sociale che richiede politiche coraggiose per garantire dignità e inclusione a milioni di cittadini.

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