Il 21enne, appena assunto in un’officina, è stato investito da una corriera vuota in via Turri a Reggio Emilia. Aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Reggio Emilia – Era il suo primo giorno di lavoro regolare, e non voleva rischiare di arrivare in ritardo. Umer Maqbool, 21 anni, è morto martedì 29 aprile a Reggio Emilia, investito da una corriera di linea mentre si recava in monopattino verso l’officina dove era appena stato assunto. A riportarlo è Il Corriere di Bologna.
Il ragazzo, originario del Punjab pakistano, era arrivato in Italia due anni fa grazie al ricongiungimento familiare con il padre e i fratelli maggiori. Da allora aveva vissuto a Reggio Emilia, cercando di costruirsi un futuro. Dopo tanti lavoretti precari, sabato 26 aprile aveva firmato un contratto di lavoro in una officina gestita da connazionali, e martedì mattina, poco dopo le 7, era già in strada per raggiungere il nuovo impiego.
L’incidente è avvenuto in via Turri, zona stazione. Secondo le prime ricostruzioni, Umer stava percorrendo la corsia riservata a bici e monopattini. La corriera Saca, utilizzata da Tper come servizio sostitutivo ferroviario tra Reggio e Sassuolo, era vuota e stava tornando in deposito. L’autista, un 62enne di Sassuolo, ha dichiarato di non aver visto il giovane durante la manovra. L’impatto è stato violentissimo: Umer è caduto e il mezzo gli è passato sopra, uccidendolo sul colpo.
La Procura di Reggio Emilia ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Restano da chiarire molti aspetti della dinamica, compresa la direzione di marcia del monopattino e l’eventuale uso del casco. Non è chiaro se il ragazzo procedesse in contromano o meno.
Un dolore che ha colpito non solo la famiglia, ma anche la comunità pakistana e la città. Alì Atif, cugino di Umer, ha raccontato alla Gazzetta di Reggio i sogni del ragazzo: “Era impensierito perché non riusciva a trovare un lavoro stabile. Era determinato: aveva cancellato TikTok e i social per concentrarsi, voleva prendere la patente e sistemarsi”.
Umer era nato il 15 gennaio 2004 a Sargodha, in Pakistan. In Italia viveva col padre, mentre la madre e le sorelle sono rimaste nel Paese d’origine. La salma sarà rimpatriata: il padre e il fratello maggiore, che avevano già un volo programmato, sono partiti per informare personalmente la famiglia in patria.