Il rapporto Oxfam prende in considerazione le remunerazioni di 2mila CEO in 35 Paesi, tra cui l’Italia, nel quinquennio 2019-2024.
In occasione della Festa dei Lavoratori, Oxfam ha pubblicato un nuovo rapporto che evidenzia come, tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni reali dei CEO siano aumentate del 50%, salendo da 2,9 a 4,3 milioni di dollari. Nello stesso arco di tempo, i salari medi reali nei Paesi con dati disponibili sono cresciuti solo dello 0,9%. Questo significa che la crescita delle buste paga dei vertici aziendali ha superato di 56 volte quella dei dipendenti.
“Uno scenario che definire paradossale è poco”, afferma Mikhail Maslennikov, esperto di politiche economiche per Oxfam Italia. “Ogni anno assistiamo a un costante incremento degli stipendi dei dirigenti, mentre i lavoratori spesso vedono i loro salari bloccati, o al massimo in lieve crescita, in un contesto in cui l’inflazione ha fortemente ridotto il potere d’acquisto, soprattutto tra le fasce più vulnerabili, costrette a far fronte a rincari su beni essenziali come affitti, cibo e sanità”.
L’indagine ha analizzato le remunerazioni totali, comprensive di bonus e stock option, di circa 2.000 CEO in 35 Paesi, tra cui l’Italia. Questi dirigenti hanno percepito nel 2024 stipendi superiori al milione di dollari. I dati mostrano che in Irlanda e Germania le retribuzioni mediane annue dei CEO sono state rispettivamente di 6,7 e 4,7 milioni di dollari, mentre in India e Sudafrica si attestavano su 2 e 1,6 milioni di dollari.
Per quanto riguarda i salari dei lavoratori, nel 2024 si è registrata una fase di disinflazione e, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, la retribuzione media reale è cresciuta del 2,7% a livello globale. Tuttavia, in molti Paesi i lavoratori non hanno ancora recuperato le perdite subite tra il 2019 e il 2023. In Francia, Sudafrica e Spagna, per esempio, la crescita tra il 2023 e il 2024 è stata di appena lo 0,6%. All’uscita dalla crisi inflazionistica si sommano ora nuove preoccupazioni legate all’introduzione di dazi statunitensi, che potrebbero avere ricadute negative sull’occupazione e sul costo dei beni primari, aggravando le disuguaglianze sociali.
Nel contesto italiano, la situazione appare particolarmente critica. Nonostante una ripresa dei salari reali del 2,3% nel 2024, la perdita accumulata tra il 2008 e il 2024 resta consistente, con un calo dell’8,7%. Se si considerano solo i beni essenziali, tra il 2019 e il 2023 la perdita sfiora il 15%. Maslennikov denuncia la mancanza di una strategia da parte del Governo: “Serve un piano industriale mirato alla creazione di occupazione qualificata, che punti su innovazione, sostenibilità e formazione. Purtroppo, non solo manca una spinta sul rafforzamento della contrattazione collettiva, ma è stato anche affossato il salario minimo, che avrebbe potuto offrire un minimo di protezione ai lavoratori più vulnerabili”.
Il rapporto Oxfam mette infine in luce il persistente divario retributivo di genere. Su oltre 11.000 aziende esaminate in 82 Paesi, il gender pay gap è sceso dal 27% al 22% in un anno, ma rimane ancora rilevante. In pratica, è come se le donne lavorassero un giorno alla settimana senza essere pagate. Solo il 7% delle imprese con fatturato superiore a 10 milioni di dollari è guidato da una donna.