Favorì la latitanza di Messina Denaro, l’insegnante al gip: “Pensavo fosse un anestesista in pensione”

Floriana Calcagno, docente arrestata per favoreggiamento del boss Messina Denaro, ribadisce al Gip: “Non sapevo chi fosse”.

Trapani – Si è presentata davanti al giudice per le indagini preliminari Floriana Calcagno, la professoressa arrestata il 14 aprile scorso con l’accusa di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena per aver protetto Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Davanti al Gip ha confermato la sua versione dei fatti: non avrebbe mai saputo di essere in compagnia del boss mafioso più ricercato d’Italia.

“Credevo fosse Francesco Salsi, un ex medico anestesista”

Secondo la sua ricostruzione, già fornita ai magistrati subito dopo l’arresto di Messina Denaro nel gennaio 2023, la relazione tra i due sarebbe durata da maggio a novembre 2022. L’uomo si sarebbe presentato con il nome di Francesco Salsi, sostenendo di essere un anestesista in pensione. I due si sarebbero conosciuti casualmente in un supermercato, mentre la donna stava vivendo un periodo difficile con il marito, già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati al favoreggiamento della mafia.

Indizi e intercettazioni smentiscono la versione

Ma per la Procura la versione della professoressa non regge. Le indagini – supportate da video, intercettazioni e tracciamenti telefonici – dimostrerebbero un legame molto più profondo e risalente nel tempo. In un messaggio inviato da Laura Bonafede, un’altra amante del boss, si legge che Calcagno avrebbe conosciuto Messina Denaro fin dal 2017. Inoltre, i video agli atti mostrano la donna mentre accompagna o precede in auto il latitante, controllando l’eventuale presenza di posti di blocco.

Le celle telefoniche, analizzate dagli inquirenti, testimoniano anche che il boss sarebbe stato ospitato per un’intera estate nella casa della donna a Tre Fontane. Non solo: le telecamere hanno immortalato la Calcagno mentre consegnava pacchi nel covo del mafioso, pacchi che, secondo gli investigatori, contenevano “cose importanti” per la latitanza del padrino di Castelvetrano.

Il soprannome “Luce” e i giorni cerchiati in rosso

Dai documenti sequestrati nel covo del boss emerge inoltre un dettaglio inquietante: Messina Denaro annotava sul calendario con un cerchio rosso i giorni degli incontri con la donna, che aveva soprannominato affettuosamente “Luce”. Un legame sentimentale che, secondo l’accusa, si sarebbe tradotto in un supporto concreto e consapevole alla sua latitanza.

Nonostante il peso degli indizi a suo carico, la donna non ha ancora presentato ricorso al tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare. Nel frattempo, è stata sospesa dal suo incarico di docente.

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