Ascani (M5S): “L’Europa non volti spalle a chi fugge dalla miseria”. L’Unhcr ricorda la tragedia dell’aprile 2015. Il richiamo di Mattarella.
Roma – Oltre mille morti nel “peggiore naufragio del Mediterraneo. Dopo 10 anni si continua a morire in
mare, in fuga da guerre in cerca di salvezza. I tagli agli aiuti lasciano le persone senza alternative: rischiare la vita nelle mani dei trafficanti. Non possiamo permetterlo”. Lo afferma l’Unhcr ricordando la tragedia che avvenne nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2015, quando un peschereccio con a bordo molte centinaia di migranti – in gran parte provenienti da Paesi dell’Africa occidentale – si capovolse tra la costa libica e
Lampedusa. L’imbarcazione aveva lanciato una richiesta di aiuto e un mercantile si era recato sul posto a prestare soccorso. Molti migranti che si trovavano chiusi nelle stive interne non riuscirono a mettersi in salvo. Soltanto 28 persone che si trovavano sul ponte sopravvissero.
“Da allora, si stima che 34 mila persone siano morte o disperse mentre – aggiunge Unhcr – cercavano di raggiungere l’Europa via mare. E’ probabile che il numero reale sia molto più alto”. Per Philippe Leclerc,
direttore dell’Ufficio dell’Unhcr per l’Europa, “senza alternative, i rifugiati e i migranti continueranno a
intraprendere viaggi pericolosi. Operazioni di ricerca e soccorso tempestive, più percorsi legali verso l’Europa, ma anche aiutare le persone a trovare sicurezza e assistenza salvavita più vicino a casa – dove la maggior parte dei rifugiati rimane – sono azioni che salvano vite umane”. Anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, interviene in una nota diffusa nel decennale della “peggior strage di migranti che si consumò nel Mediterraneo”.

“I movimenti migratori vanno governati e l’Unione Europea deve esprimere il massimo impegno in questo
senso”, auspica Mattarella. “Dieci anni or sono – ricorda – nel Canale di Sicilia si consumò un’immane tragedia del mare, tra le più terribili che si ricordano nel Mediterraneo. I migranti morti e dispersi raggiunsero numeri spaventosi. Fra le vittime anche decine di bambini. Erano persone che disperatamente cercavano una vita migliore, fuggendo da guerre, persecuzioni, miseria. Persone finite nelle mani di
organizzazioni criminali, che li hanno crudelmente abbandonati nel pericolo”. “La Repubblica italiana – prosegue il Capo dello Stato – ricorda quelle tante donne e tanti uomini, molti destinati a restare senza
nome. E’ la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle, di restare indifferenti, di smarrire quel sentimento di umanità che è radice dei nostri valori”.
“Nel fare memoria – aggiunge Mattarella – rinnoviamo l’apprezzamento per l’opera di soccorso da parte delle navi italiane che sono riuscite, in condizioni estreme, a salvare vite, rispettando quanto impone la legge del mare. I movimenti migratori vanno governati e l’Unione Europea deve esprimere il massimo impegno in questo senso. Il necessario contrasto all’illegalità, la lotta alla criminalità si nutrono della predisposizione di canali e modalità di immigrazione legali che, con coerenza, esprimano rispetto nei confronti della vita
umana”. “Aveva una pagella scolastica cucita nella giacca uno degli oltre mille migranti che il 18 aprile
2015 persero la vita inghiottiti dal mare tra la Libia e Lampedusa. In questi 10 anni troppi sogni spezzati nel Mediterraneo, diventato un cimitero più che un “mare nostrum”. L’Europa non può voltare le spalle a chi fugge da miseria e guerre”, scrive su X la vicepresidente della Camera Anna Ascani ricordando il naufragio del 2015 a Lampedusa.

Sebbene gli arrivi in mare in Europa siano diminuiti del 24% nel 2024, raggiungendo le 200 mila persone, il numero di morti e dispersi è rimasto alto. L’anno scorso, l’Unhcr ha stimato che almeno 3.500 persone hanno perso la vita o sono scomparse sulle diverse rotte marittime verso Spagna, Italia, Malta, Grecia e Cipro, “ma è probabile che le cifre reali siano molto più alte”. Nel ricordare coloro che hanno perso la vita nella tragedia del 2015, l’Agenzia Onu per i rifugiati, chiede “un sistema solido di salvataggio in mare, vie legali credibili per raggiungere l’Europa, ma anche un’azione completa e decisiva per affrontare le cause profonde che possono spingere le persone verso questa tragica fine”.
A distanza di dieci anni, si fa notare, “sono stati fatti alcuni passi avanti per rispondere alle situazioni di pericolo in mare, per accogliere i richiedenti asilo e rispondere ai loro bisogni in Europa con la condivisione delle responsabilità e la solidarietà – principi ora codificati anche nel Patto Ue. Ma “e’ necessario fare di più
per evitare questa insensata perdita di vite umane. La posta in gioco è stata dolorosamente ricordata al mondo il 14 giugno 2023, quando 650 persone hanno perso la vita a causa del rovesciamento di un peschereccio al largo di Pylos, in Grecia – una tragedia che ha rinnovato gli appelli a percorsi alternativi
sicuri, azioni urgenti e responsabilità”.

I “conflitti, nuovi o persistenti, continuano a costringere i rifugiati a cercare sicurezza lontano da casa. A due anni dallo scoppio della guerra in Sudan, oltre 11.000 sudanesi – conclude la nota – hanno intrapreso il viaggio pericoloso verso l’Europa. E ora i tagli agli aiuti globali che colpiscono il Sudan e i Paesi limitrofi che ospitano i rifugiati minacciano di aggravare la situazione, costringendo le persone a spostarsi ulteriormente per la loro sopravvivenza e sicurezza. “Le soluzioni ci sono, ma abbiamo bisogno di un’azione completa, mirata e coordinata lungo le rotte dei rifugiati e dei migranti. Non possiamo desensibilizzarci di fronte alle tragedie che si consumano in mare”.